Ternate e Tidore, Molucche (1760), Indonesia. Author Bellin. No Copyright
Ternate e Tidore, Molucche (1760), Indonesia. Author Bellin

Don Fernando Centeno Maldonado: da Algeri, alle Molucche, allo Yucatan

This post is also available in: English

Scritto da Marco Ramerini, 2005-2021

Indice generale

  • LE FALLITE SPEDIZIONI AD ALGERI
  • PRIMA SPEDIZIONE AD ALGERI
  • SECONDA SPEDIZIONE AD ALGERI
  • LE MOLUCCHE
  • LA PRESA DI TERNATE E LE MOLUCCHE
  • LA SPEDIZIONE A MALACCA
  • LE FILIPPINE
  • LO YUCATAN
  • PRIMO MANDATO DI GOVERNATORE
  • SECONDO MANDATO DI GOVERNATORE
  • LA VEDOVA DI MALDONADO: ISABEL DE CARABEO
  • BIBLIOGRAFIA
  • DOCUMENTI

Nelle mie ricerche sulle Molucche mi è capitato spesso di imbattermi in personaggi che al servizio della Spagna hanno girato il mondo affrontando pericoli e rischi per servire il re, la propria fede e per arricchirsi. Uno di questi è senza dubbio Fernando Centeno Maldonado, che servì la corona spagnola per oltre quaranta anni. Egli infatti iniziò la sua carriera nel 1601 partecipando alla fallita spedizione per la conquista di Algeri, l’anno successivo, ancora senza esito ritentò la stessa avventura.

Poi, nel 1604, si imbarcò dalla Spagna (da Siviglia) assieme alla compagnia di Juan de Esquivel diretto prima in Messico, poi alle Filippine e infine alle isole Molucche. Ed è qui che l’ho incontrato per la prima volta nelle mie ricerche, quando nel 1606 partecipò alla conquista di Ternate. Maldonado negli anni successivi servì il re di Spagna nelle Molucche e nelle Filippine. Nel 1616 partecipò anche alla spedizione di Juan de Silva a Malacca.

Passato in Messico, Maldonado fu nominato, dal Viceré della Nuova Spagna, per due volte (1631-1633 e 1635-1636), Governatore e Capitano Generale della Provincia dello Yucatán. Don Fernando Centeno Maldonado morì nel 1636, al termine del suo secondo incarico di governatore della Provincia dello Yucatán.

LE FALLITE SPEDIZIONI AD ALGERI

Fernando Centeno Maldonado partecipò in veste di avventuriero alle “jornadas” di “Arzel” (Algeri) che furono a carico del principe Andrea Doria e di Don Juan de Cardona.1 Si tratta di due spedizioni, o meglio tentativi di spedizioni che avevano come obiettivo la conquista della città di Algeri in Nord Africa. All’epoca Algeri era un covo di pirati che attaccavano le navi delle marine dei paesi europei che solcavano le acque del Mediterraneo. Questi attacchi da parte dei pirati causavano gravissimi danni al commercio mercantile del Mediterraneo. Le principali basi di questi pirati si trovavano lungo la costa mediterranea dell’Africa settentrionale, ed erano le città di Algeri, Tunisi e Tripoli.

Le imbarcazioni del re di Spagna erano tra i principali obiettivi di queste scorrerie. Per cui la Spagna ripetutamente tentò di liberarsi di questo problema organizzando delle spedizioni che miravano alla conquista delle loro piazzeforti. A due di queste spedizioni, come abbiamo scritto, secondo alcuni documenti, sembra che abbia preso parte anche Fernando Centeno Maldonado. Sulla prima spedizione citata da Fernando Centeno Maldonado esiste un interessante fonte storica.2 Si tratta di un documento di uno storico genovese (Gerolamo De Franchi Conestagio, o Gerolamo Franci Conestaggio 1530-1617) di 26 pagine, uno dei pochi che sembra trattare di questa spedizione. Il titolo originale è “Relatione dell’apparecchio per sorprendere Algieri” e fu pubblicato a Genova il 5 novembre 1601, quindi solo pochi mesi dopo i fatti.

PRIMA SPEDIZIONE AD ALGERI

Secondo il documento, nel 1601, il re di Spagna Filippo III inviò una flotta formata da 70 galee e da e un esercito di oltre diecimila uomini, al comando del principe Gian Andrea Doria, conosciuto anche come Andrettino Doria e nei documenti spagnoli come Juan Andrea Doria (1539-1606). Gian Andrea Doria era un ammiraglio genovese, pronipote del celebre Andrea Doria (1466-1560). Durante la sua vita Gian Andrea Doria partecipò, al servizio della Spagna, a diverse campagne contro i turchi e berberi nel Mediterraneo, tra queste, la più famosa fu quella di Lepanto nel 1571. Tra i suoi titoli quelli di comandante dell’Ordine di Santiago, marchese de Tursi e “Príncipe de Melfi”.

Secondo il racconto tutto ebbe inizio due anni prima (quindi nel 1599), quando un francese, chiamato “il capitano Roux”, si presentò al principe Doria che allora era capitano generale degli eserciti del re di Spagna. Questo francese era stato colui che, negli ultimi anni, aveva comandato le galere del Granduca nell’Arcipelago. Essendo molto informato sugli affari dei Corsari Barbareschi, cercò di convincere il principe che sarebbe stato molto facile prendere la città di Algeri ai turchi. Le motivazioni che il capitano francese riporta a Gian Andrea Doria per fortificare la sua idea che la presa della città sarebbe stata cosa facile sono le seguenti: 1) la guardia cittadina era trascurata, perché, i difensori si affidavano alla potenza delle loro fortificazioni, lasciando sguarnite di uomini le difese. A metà giugno, i giannizzeri a difesa della città, che di solito è composta da sette a otto migliaia di turchi, iniziano a lasciare Algeri per andare a ritirare il tributo nei vari villaggi dell’interno del paese. A difesa della città restano, in questo periodo, solo circa duemila soldati. Secondo il capitano francese i soldati turchi hanno l’obbligo di essere di ritorno a settembre, perciò giudica agosto il mese migliore per un attacco, egli è certo di trovare in agosto la città quasi priva di difensori.3

Oltre a ciò, durante questo mese, la maggior parte dei cittadini si trovano nelle loro proprietà, impegnati a fare i raccolti e i corsari in questo periodo partono per razziare le coste con le loro galee. Secondo “il capitano Roux per entrare nel piccolo porto sarebbero bastate quattro navi cariche di armi e soldati, travestite da navi mercantili. A questo punto gli attaccanti avrebbero chiamato alla ribellione gli schiavi cristiani, che ad Algeri erano ancora in gran numero: tale era la sostanza del suo ragionamento.4

Gian Andrea Doria, che non conosceva molto bene l’uomo con cui aveva a che fare, dubitava dell’esattezza delle sue affermazioni, ma tuttavia, gli sembrava che ci fosse qualcosa di buono in questo progetto. Infatti riteneva che con poco rischio sarebbe stato possibile avere un grande risultato. Iniziò quindi a imbastire i primi preparativi. Inviò il francese in Spagna a spiegare il suo piano al re. Per chiarire i suoi dubbi inviò anche un emissario ad Algeri (che però fu tenuto all’oscuro delle motivazioni delle sua missione) per raccogliere informazioni e per capire se fosse vero quello che aveva detto il francese.5

Dopo essere stato ascoltato in Spagna, il capitano Roux fu rimandato da Gian Andrea Doria. Il re di Spagna ordinò a Gian Andrea di prepararsi all’impresa contro Algeri. L’impresa doveva essere segreta e anche i primi ministri stessi non dovevano essere informati. La prima mossa di Gian Andrea Doria, poiché il francese era molto loquace e non lo considerava capace di mantenere un segreto, fu quella di congedare il capitano francese pochi giorni dopo aver ricevuto l’ordine di preparare la spedizione, dicendogli che il suo progetto era attraente, ma che il re non poteva rischiare le sue truppe in un’impresa così incerta, il francese se ne andò, dopo aver ricevuto una ricompensa.6

Quindi Gian Andrea Doria cercò un soldato spagnolo, con esperienza di guerra, per inviarlo ad Algeri per fare ulteriori ricerche e per avere informazioni più affidabili. A tal fine, scelse Antonio de Rojas, alfiere di Inigo Borgia, maestro di campo in Lombardia. Antonio de Rojas fu inviato ad Algeri dove osservò la situazione in città. Dopo la visita ad Algeri lo spagnolo aveva l’ordine di andare da lì in Spagna, e di riferire al re tutto ciò che aveva visto. Quest’uomo, avendo adempiuto alla sua missione, fece una relazione al suo ritorno che accrebbe notevolmente il desiderio del re di tentare la cattura di Algeri. Infatti Antonio de Rojas nel suo resoconto confermava che in agosto la città era difesa malamente.7

A questo punto Gian Andrea Doria cominciò i preparativi della spedizione, come vedremo non fu un compito facile coordinare il tutto. Mettere insieme un proprio esercito, rifornirlo, gestire assieme soldati e avventurieri e riuscire a fare tutto questo in gran segreto, fu molto difficile. Le galee del re di Spagna erano poche e alcune erano mal ridotte. Gian Andrea fu costretto a chiedere ai Principi dei vari stati italiani di prestare le loro flotte, fu poi ordinato ai viceré di Napoli e di Sicilia di preparare, non solo le galee e le truppe da imbarcare, ma anche le provviste e le munizioni necessarie.8

Il punto d’incontro avrebbe dovuto essere l’isola di Maiorca, ma Gian Andrea non volle andare da Genova direttamente a Maiorca, ma progettò un itinerario più lungo per non fare insospettire i Turchi. Fu deciso di andare da Genova a Napoli e poi in Sicilia. Dalla Sicilia la flotta sarebbe andata a Maiorca. Fu deciso che parte delle truppe spagnole si dovevano imbarcare a Napoli e in Sicilia, insieme ad alcuni soldati italiani. Il re di Spagna, all’inizio del 1601, aveva radunato un grande esercito vicino a Milano, per venire in aiuto del Duca di Savoia, allora in guerra con il re di Francia. Ma successivamente la Francia e la Savoia si erano accordate e quindi l’esercito spagnolo a Milano non serviva più. Gian Andrea Doria ne approfittò per chiedere e ottenere alcuni reggimenti da aggregare alla spedizione che stava preparando.9

La flotta imbarcò una parte dei soldati il 27 giugno da Genova. Inizialmente era composta dai soldati spagnoli e italiani venuti da Milano che erano imbarcati sulle galee comandate da Carlo Doria, figlio di Gian Andrea. Gian Andrea partì il 4 luglio con la Reale, cinque galee del Papa, sei della Repubblica di Genova, quattro del Granduca di Toscana, e il resto delle truppe. La flotta giunse a Napoli il 15 luglio, e qui si fermò fino al 17. Le imbarcazioni proseguirono per Messina dove arrivarono il 19 luglio. Sia a Napoli che a Messina si dovevano unire altre imbarcazioni, ma ciò non accadde. Infatti gli ordini del Re di Spagna e quelli di Gian Andrea erano stati disobbediti. I napoletani avevano inviato le galere della loro flotta nel Levante da dove fecero ritorno bisognose di molte riparazioni. Si scoprì che il numero delle galee della Sicilia che si dovevano unire alla spedizione era diminuito invece che aumentato. Mentre le imbarcazioni che dovevano giungere dalla Spagna arrivarono così tardi che non sarebbero arrivate in tempo per partire, se gli altri avessero obbedito agli ordini impartiti. La spedizione subì perciò numerosi ritardi, il documento ci dettaglia delle problematiche affrontate nell’organizzazione e nel coordinamento per riuscire a raccogliere in uno stesso punto tante imbarcazioni provenienti da luoghi diversi.10

Il 19 luglio comunque gran parte della flotta raggiunse Maiorca. La flotta era composta da settanta galere: La Reale con sedici imbarcazioni della squadriglia di Genova e due del Duca di Savoia al soldo del Re, tutti erano comandati da Carlo Doria, Duca di Tursi, loro generale. Altre sedici galee erano quelle provenienti da Napoli comandate da Pietro da Toledo. Dodici galee arrivavano dalla Sicilia, di cui nove del Re e tre del Duca di Macheda, guidate da Pietro de Leïva. C’erano poi undici galee provenienti dalla Spagna, comandate dal conte di Buendia. Cinque galee erano state fornite dal Papa ed erano agli ordini del Comandante Magnolotto, suo luogotenente. Sei galee erano fornite della Repubblica di Genova, agli ordini del conte Gio, con generale Tomaso Doria. Infine quattro galee erano fornite dalla Toscana comandate da Marco Antonio Calafatto, ammiraglio delle galere dell’Ordine di Santo Stefano. Di tutta questa flotta le galee provenienti da Napoli, dalla Sicilia e dalla Spagna erano malmesse, mancavano di vogatori, e a Maiorca fu necessario prendere la ciurma dei vogatori da uno degli squadroni in modo che fossero adeguatamente forniti.11

I soldati erano più di diecimila. L’esercito era composto da soldati spagnoli, di cui 600 provenienti dalla Lombardia, comandati da Jnigo Borgia; 1000 soldati arrivavano dalla Bretagna, comandati da Pedro de Toledo de Anaya; 2000 soldati arrivavano da Napoli, comandati da Pietro Vivero; 200 soldati arrivavano dalla Sicilia comandati da Salazar Castellano da Palermo; 500 soldati erano quelli dell’esercito del governatore Antonio Quinones. C’erano poi 2500 soldati italiani, agli ordini di Barnaba Barbo; e 1500 soldati del battaglione del regno di Napoli, al comando del Maestro di Campo Annibale Macedonico. Inoltre le galere del Papa avevano imbarcato 350 buoni soldati e quelle della Toscana circa 400 soldati. Inoltre, molti Cavalieri di Santo Stefano si unirono alla spedizione. Andrettino Doria aveva dato il comando generale al suo maestro di campo Manuel de Veda Capo di Vacca, un capitano esperto e coraggioso.12

Nell’esercito c’erano anche degli avventurieri, tra questi, probabilmente c’era anche il nostro giovane Fernando Centeno Maldonado. Il documento cita tra gli avventurieri: il Duca di Parma, che, con duecento cavalieri, vecchi soldati delle Fiandre, si imbarcò sulla galea Capitana di Carlo Doria. Tra i personaggi più in vista sono citati: Virginio Orsino, Duca di Bracciano, che era imbarcato sulla galea Capitana di Firenze. Mentre sulla galea Reale, si erano imbarcati il marchese di Elche, primogenito del duca di Macheda; Alo Idiaqués, generale della cavalleria leggera dello Stato di Milano, scelto da Gian Andrea Doria come suo luogotenente; Diego Pimentel, Manuel Mantiques, Gran Comandante d’Aragona, il Conte di Celano, il Marchese de Garesfi, Ercole Gonzaga, Gio Geromino Doria, Aurelio Tagliacarne e pochi altri capitani e personaggi di pregio, tra cui sette o otto gentiluomini romani.13

Il documento di Jeronimo Conestaggio ci informa anche dei piani preparati per l’attacco. La flotta avrebbe dovuto navigare unita fino ad Algeri, fermandosi però a una distanza sufficiente per non essere visti da terra. A questo punto un gruppo di trecento archibugieri avrebbero dovuto sbarcare con piccole imbarcazioni sulla costa e avanzare fino alla porta della città che è nella Marina. Una volta presa la porta il resto dell’esercito avrebbe dovuto sbarcare. Nel caso in cui gli archibugieri non fossero riusciti a prendere la porta, la galea Reale, insieme ad altre quindici delle migliori galee, furono incaricate di andare in loro aiuto.14

Il 30 agosto 1601 l’armata giunse in vista della costa africana, ma la flotta non rimase unita, si dovettero perdere più di tre ore per assemblare la flotta. La flotta sbarcò a trenta miglia dalla città. Gian Andrea Doria ritenne opportuno far perlustrare la costa con piccole imbarcazioni, in modo da trovare un punto più vicino alla città dove ci fosse un ancoraggio per grandi navi. I piloti incaricati della ricognizione della costa non tornarono che a sera, con grande rabbia di Gian Andrea che non sapeva cosa pensare del motivo di un tale ritardo. Eppure questo ritardo, accaduto in quel momento, oltre che strano si dimostrò fatale e decisivo. Quando giunsero i piloti dissero che le correnti avevano spinto le imbarcazioni verso oriente ad oltre 50 miglia da Algeri, e non erano stati in grado di avvicinarsi a terra.15

Il giorno successivo, che doveva essere il giorno dell’attacco, furono fatti tutti i preparativi. Tutto era pronto per lo sbarco: le truppe che dovevano sferrare il primo colpo, cioè 300 spagnoli, erano state imbarcate nelle fregate e nelle feluche. Prima dell’alba la flotta si trovava a venti miglia dalla terra, fu allora che il vento greco cominciò a soffiare dal Levante. Iniziò a soffiare con tale violenza, che non fu possibile sbarcare né restare in mare aperto. Le imbarcazioni si dispersero. La flotta si riunì a Maiorca il 3 settembre. Ma il vento contrario continuò per diversi giorni, Gian Andrea Doria ponderò il da farsi. Tra i soldati c’era chi avrebbe voluto tornare a qualunque rischio e malgrado il vento; mentre i marinai e i soldati più esperti, vista la situazione, erano più giudiziosi, ben sapendo che non era possibile né navigare né sbarcare con vento contrario. Considerato che l’effetto sorpresa era svanito, che era già settembre e probabilmente le milizie turche erano già ritornate in gran numero in città e che i viveri cominciavano a scarseggiare, Gian Andrea Doria, suo malgrado decise di annullare l’impresa.16

Jeronimo Conestaggio indica nella disobbedienza e nella perdita di tempo causato dalle galere di Napoli e della Sicilia la vera causa che impedì il buon esito della spedizione. Forse furono i dissidi tra i viceré e i ministri reali a ritardare la spedizione. L’unica certezza è che l’impresa fu un fallimento e Gian Andrea Doria, profondamente disgustato dagli intrighi e dalle ingiuste accuse a cui era stato sottoposto fu sostituito da Don Juan de Cardona.17

SECONDA SPEDIZIONE AD ALGERI

Nel 1602 si sparse la voce che Don Juan de Cardona y Requesens sarebbe stato messo al comando di una spedizione contro la tana dei pirati ad Algeri, ma tale spedizione non si avverò mai.18 Forse anche questa spedizione fu invece tentata, ma a differenza di quella narrata sopra non sono rimaste tracce storiche? Nelle “Informaciones” di Fernando Centeno Maldonado si cita chiaramente questa spedizione: Egli partecipò come avventuriero nella spedizione di Algeri del 1602 (“en la jornada de Argel por abenturero”) che fu a carico di Don Juan de Cardona.19

Riguardo a questa seconda spedizione ho trovato alcune informazioni. Sembra che gli spagnoli avessero concentrato una considerevole forza navale a Cadice allo scopo di compiere una delle tre imprese qui elencate: l’invasione dell’Inghilterra, una spedizione di soccorso in aiuto ai ribelli in Irlanda e la presa di Algeri. “Su magestad anda con muy gan desseo de hazer una empresa en servicio a Dios y donde se gane reputacion conforme a la grandeza y valor de su Real animo, offrescensele agora tres, que son, la de Inglaterra, Irlanda y Arzel…” in un primo momento l’Adelantado Mayor, Martín Padilla y Manrique, scelse l’invasione dell’Inghilterra.

Però nel maggio 1602, nel Puerto de Santa María a Cadice, morì l’Adelantado, Martín Padilla y Manrique, l’impresa fu così presa in carico da Juan de Cardona, che a causa dei ritardi nella riunione delle imbarcazioni nel Puerto de Santa María fu costretto a rinunciare all’invasione dell’Inghilterra e anche al “socorro” all’Irlanda. Fu quindi deciso di utilizzare questa grande flotta di circa 40 galee per un attacco di sorpresa a Algeri.

Tale attacco era stato proposto a Filippo III di Spagna da quello che i documenti spagnoli indicano come Benalcadi, Rey del Cuco, cioè Amar ben Amar, re di un’area della Cabilia Algerina vicino ad Algeri. Il re di Spagna però in una sua carta detta condizioni stringenti per realizzare il piano. La flotta non deve assolutamente essere rischiata in sbarchi o battaglie, ma si deve limitare solo a dare appoggio al re del Cuco che deve fare gran parte dell’impresa. Poi, una volta presa la città, gli spagnoli dovevano aiutare il re del Cuco nel controllarla. A causa dei ritardi dei preparativi nel porto di Cartagena fu poi deciso di cambiare obiettivo, non più Algeri, ma Bugia (Béjaïa), un’altra città costiera dell’Algeria che gli spagnoli avevano già occupato tra il 1510 e il 1555. La flotta si trasferì quindi a Maiorca dove furono nuovamente prese in considerazione le due opzioni. Ma mancando le garanzie per un esito favorevole fu deciso di disperdere la flotta e di abbandonare la spedizione.20

LE MOLUCCHE

Nel 1604, Maldonado si imbarcò dalla Spagna, dal porto di Siviglia, assieme alla compagnia di Juan de Esquivel con lo scopo di partecipare alla riconquista di Ternate la cosiddetta “Jornada de Terrenate”. Giunto alla Città del Messico, Maldonado ricevette un “entretenimiento” dal viceré della Nuova Spagna, marchese de Monteclaros. Giunse come “entretenido” nelle Filippine assieme alla compagnia di Juan de Esquivel (la paga di “entratenido” era di 20 pesos al mese).21

LA PRESA DI TERNATE E LE MOLUCCHE

Nella presa di Ternate del 1606 si distinse nell’avanguardia delle truppe e venne posto di sentinella a meno di un tiro di archibugio dalla muraglia nemica (cioè dal forte di Nuestra Señora), la sua opera di vedetta fu di grande importanza nello svolgersi della battaglia perché permise alle truppe spagnole di replicare efficacemente alle contromosse dei ternatesi. Fu uno dei primi ad entrare nella città conquistata. Nelle sue “Informaciones” riguardo a questi fatti sono riportate le certificazioni di Acuña, Gallinato, Vergara e altri.22

Dopo la conquista di Ternate venne nominato, il 18 aprile 1606, alfiere (la paga di alfiere era di 25 ducati di 11 real al mese) della compagnia di Francisco de Salçeda, nella quale servì per più di un anno, fino al primo maggio 1607. Durante questo anno di servizio si distinse diverse volte negli scontri contro gli olandesi e partecipò attivamente nei lavori di fortificazione dei vari presidi spagnoli.

Nel maggio 1607, dopo che erano giunte a Ternate 8 navi olandesi, comandate da Cornelio de Matalief, fece “dejacion de la bandera” (probabilmente abbandonò la carica di alfiere) servendo nella compagnia del capitano Juan Texo. Nel 1608, partecipò come capo delle truppe di una galera, sotto il comando di Pedro de Heredia, ad un attacco contro il forte olandese di Malayo. A causa della reazione olandese gli spagnoli furono costretti a ritirarsi perdendo 13 soldati oltre a molti feriti, dei 60 soldati che presero parte allo scontro. Sempre nel 1608 essendo giunti altri 10 galeoni olandesi, partecipò, sempre sotto il comando di Heredia a bordo di una galera, a un’altra spedizione contro il nemico, durante la quale vennero catturati e bruciati il villaggio di “Bocanora” (Gamocanora) e la fortezza di Jilolo.23

Ancora nel 1608 Maldonado guidò diverse spedizioni spagnole contro il forte olandese di Malayo, in una di queste, il 4 di agosto 1608, venne inviato con 50 soldati spagnoli e 50 indios ad esaminare la fortificazioni nemiche a Malayo e con il compito di catturare qualche nemico in modo da avere informazioni fresche su quello che tramavano gli olandesi. Riuscì a ordire un imboscata, nelle vicinanze di Malayo (“a tiro de arcabuz”), ai danni di una piccola imbarcazione nemica con a bordo sei olandesi, uccidendone uno e catturandone un altro. Ebbe poi altri scontri con i nemici dove catturò il sangage di Toloco e vennero uccisi altri due olandesi e diversi ternatesi.

Il 10 marzo 1609, venne nominato da Juan de Esquivel, capitano di fanteria (la paga di capitano era di 60 ducati e 11 real al mese) della compagnia appartenuta al capitano Pedro Seuil de Guarga24, che era da poco tempo morto. Pochi giorni dopo aver firmato questa promozione morì anche il maestro di campo Juan de Equivel. La data della morte di Esquivel è da collocarsi dopo il 10 marzo e prima del 20 marzo 1609.25 A conferma del fatto sono anche le dichiarazioni di Vergara in cui afferma che a causa della morte di Esquivel, fu lui Vergara, che avendo assunto il governo, mise la compagnia sotto gli ordini di Maldonado. La promozione venne confermata per carta del 13 ottobre 1609 da Don Juan de Silva.

Maldonado rimase a Ternate per nove anni, e per quasi sei anni (dal 10 marzo 1609 al 12 novembre 1614) fu capitano di fanteria spagnola, qui partecipò con la sua compagnia a diversi scontri contro gli olandesi nelle vicinanze della fortezza nemica di Malayo, riuscendo a catturare diversi prigionieri.

Durante i lavori per la costruzione del forte di San Pedro y San Pablo ai quali partecipavano il capitano Zapata e il capitano Gregorio de Vidaña assieme ad alcune truppe di fanteria, ci narra l’alfiere Alonsso de Ortega, gli olandesi con due o tre imbarcazioni iniziarono a bombardare il forte in costruzione per impedire agli spagnoli di portare a termine i lavori, fecero questo per circa 5 o 6 giorni impedendo agli spagnoli di poter lavorare alle fortificazioni. Una notte su ordine del maestro di campo Lucas de Vergara, venne inviato Maldonado con la sua compagnia con lo scopo di portare dell’artiglieria nel forte, che evidentemente ne era sprovvisto, per poter controbattere ai colpi degli olandesi.

Maldonado riuscì brillantemente con la sua compagnia a sbaragliare le imbarcazioni olandesi che avevano assediato il forte di San Pedro y San Pablo (“que esta çerca dela fuerça de Terrenate”) riuscendo a portare rinforzi e artiglieria nel forte assediato, l’artiglieria venne trasportata per mezzo di un imbarcazione, mentre Maldonado con le sue truppe passarono per via terra. Il testimone che ci narra questo fatto, è Alonsso de Ortega, egli era alfiere della compagnia di Vidaña e partecipò nella scorta dell’imbarcazione con l’artiglieria, imbarcazione che costeggiando la costa giunse nella vicinanza del forte passando vicino alle navi nemiche. Con l’artiglieria a disposizione degli spagnoli, gli olandesi furono costretti a ritirarsi, permettendo agli spagnoli la costruzione del forte di San Pedro y San Pablo. L’avvenimento è da datarsi nel 1609.

Essendo giunta una grossa flotta olandese, Maldonado venne poi inviato, dal governatore delle Molucche, Lucas de Vergara Gabiria, a Manila in cerca di soccorsi, compito che svolse con grande diligenza, tornando a Ternate, nel febbraio 1610, con un importante e “muy copiosso socorro” assieme al nuovo governatore delle Molucche, Cristobal de Azcueta.

Secondo quanto riferito nella testimonianza di Azcueta (“auiendo acordado el Señor D. Juan de Silva …….. tomar y fortificar al puesto de Toloco serca de Malayo”)26, nel 1611, il governatore delle Filippine D. Juan de Silva, decise di occupare e fortificare il posto di Toloco vicino a Malayo (“serca de Malayo”), per questo ordinò che tre compagnie fossero ad aiutare a fortificare il luogo. A capo delle tre compagnie venne nominato Fernando Centeno Maldonado che con la sua compagnia e assieme a quelle comandate da Andres Hinete e Pedro Çapata aiutarono a fortificare il posto.

Dopo la conquista della piazzaforte di Jilolo (Gilolo) nell’isola di Halmahera, il governatore delle Molucche Cristobal de Azcueta, lo nominò, il 24 marzo 1611, capo di quel presidio (“cauo superior dela fuerça de Jilolo e su distrito”), con l’ordine di fortificarlo e di mantenerlo sotto il controllo spagnolo. Poco dopo la conquista di Jilolo, gli olandesi e i ternatesi attaccarono gli spagnoli, ma grazie alla buona condotta di Maldonado ogni tentativo nemico venne respinto. A Jilolo, Maldonado costruì due fortezze (“hiço dos fuerças con mucho cuidado y trabajo”), una in alto, probabilmente il vecchio forte di Jilolo e un nuovo forte in basso, situato sulla riva. Questo secondo forte venne costruito su ordine di Azcueta, esso venne chiamato “Fuerte de San Xpuoal”, ed era situato “abajo en la marina en el agua caliente”, il forte era molto importante strategicamente per la conservazione della piazzaforte di Jilolo. Entrambi i forti erano di “cal y canto” ed erano tra i migliori forti che gli spagnoli avevano nelle isole Molucche (“le pareze conforme a su gusto ser delas mejores que su Mag.d tiene en aquellas yslas” secondo la dichiarazione dell’alfiere Diego de Leon). Azcueta teneva in buona considerazione Maldonado, secondo quello che dichiara Juan Gutierrez Paramo. Un mese e mezzo dopo la partenza per Manila di Juan de Silva, Azcueta visitò il presidio di Jilolo dove era capo Maldonado, ci informa di questo Francisco de Romanico, che accompagnò Azcueta.

Per tre anni governò Jilolo dove grazie alla sua buona condotta portò dalla parte della Spagna molti indigeni, durante il suo governo, ebbe diversi scontri con gli abitanti di Sabugo, che sconfisse ripetutamente distruggendo diversi villaggi nemici e catturando diverse imbarcazioni, in uno di questi scontri venne attaccata una “caracoa” dove vennero uccise e catturati 40 nemici, tra i morti era anche uno zio del sultano di Ternate. Sventò un tentativo di tradimento degli abitanti di Jilolo, che avevano preso accordi con gli olandesi e i ternatesi per cedere la piazzaforte e far uccidere gli spagnoli. Gli abitanti ribelli di Sabugo furono costretti a ritirarsi a la Bocanora. Con carta datata 5 gennaio 1614, Geronimo de Silva ordinava a Maldonado di cedere il comando di Jilolo al capitano Pedro de Hermua e di tornare a Ternate con lo stesso “parao” con cui era arrivato Hermua.

In una carta del 18 gennaio 1614, Geronimo de Almança (“condador, factor juez oficial dela Real hacienda desta Ciudad del Rosario y fuerça de Terrenate”), ci informa che Maldonado era in partenza per Manila. Nel 1614 venne infatti richiamato, su ordine del governatore delle Filippine, Juan de Silva, a Manila, per informarlo sullo stato dei presidi, essendo persona pratica delle necessità che avevano le forze spagnole delle Molucche. Con una carta del 18 gennaio 1614, Geronimo de Silva, ordina a Maldonado di imbarcarsi sul patacco San Jhosep per Manila. Sembra che la data della sua partenza per Manila sia da collocarsi tra fine gennaio e marzo 1614 (Juan Gutierrez Paramo ci dice “por principio del año de seis cientos catorze”).

Maldonado si sposò, nel 1614 a Manila,27 con doña Maria de Albarado Bracamonte, sorella del licenziado Don Juan de Albarado Bracamonte, fiscale dell’Audiencia delle Filippine. A seguito di queste imprese, e in occasione del suo matrimonio, Maldonado ricevette, da Don Juan de Silva, il 2 agosto 1614, un “encomienda” della metà dei tributi dei villaggi di Sagonay e Calompit (Hagonoy y Calumpit), che tolte le spese rappresentano una misera rendita di circa 400 pesos all’anno. L’altra metà dell’encomienda venne assegnata al sergente maggiore Esteban de Alcázar28, che lo stesso giorno si era sposato con doña Isabela de Alvarado, sorella della moglie di Maldonado. Questa encomienda, che era stata del capitano e sergente maggiore Juan de Morones e poi della sua vedova Ana de Monterey, dopo la morte di entrambi viene confermata a Don Fernando Centeno Maldonado nel 1616.29

Con carta del 20 settembre 1614, dallo stesso governatore delle Filippine, Maldonado venne nominato sergente maggiore delle forze di Ternate, oltre a questo venne incaricato di comandare la fortezza di Ternate in assenza del governatore Geronimo de Silva, che doveva passare a Tidore per acquietare gli animi del Re e del Principe. Gli ordini per Geronimo de Silva erano chiari, doveva trasferirsi a Tidore con il maggior numero di soldati possibile, lasciando comunque una buona guarnigione a Ternate “en essas fuerzas de la Ciudad del Rrosario y fuerza de Sanjil y Donjil”. Lo scopo era quello di conservare l’isola e in modo particolare la fedeltà del Re e di suo figlio il Principe di Tidore.

A Maldonado, con carta di Juan de Silva del 31 ottobre 1614, venne affidato inoltre il comando di una compagnia di archibugeri, la compagnia era quella di Pedro de Hermua, al quale venne concessa la licenza richiesta per andare a Manila.

Le imbarcazioni del “socorro”, due caravelle, un patacco e una galeotta (Romanico parla di una galeotta e due caravelle; Juan Moreno Criado e Diego de Leon dicono che erano due caravelle e una galera), affidato a Maldonado erano pronte alla partenza, come da carta di Juan de Silva del 31 ottobre 1614, per i primi giorni di novembre. Ma la partenza fu ritardata, infatti gli ordini per Maldonado, sono datati 23 gennaio 1615. In questi ordini è indicato che la spedizione doveva sostare nella provincia di Oton, e qui doveva caricare riso e altri generi alimentari, dopo una sosta al porto della Caldera per rifornirsi d’acqua, la spedizione doveva puntare direttamente verso Ternate. La spedizione giunse a Ternate senza perdita di tempo e di imbarcazioni, nonostante che gli olandesi stessero in guardia con 7 grosse navi.

Il 10 aprile 1615, Geronimo de Silva, nella città di Ternate, alla presenza dei capitani Don Fernando Beçerra e Francisco de Bera y Aragon, degli ufficiali e dei soldati, nominò solennemente Fernando Centeno Maldonado governatore della città e delle fortezze dell’isola di Ternate. Vennero consegnate a Maldonado “la ynfanteria banderas de su Mag.d, caxa Real, almazenes, artilleria, muniçiones y pertrechos della, y la demas desta ysla y la ygleçia parrochal y conuentos desta ciudad”. Inoltre, questa carta, ci informa che era sempre presente a Ternate, prigioniero degli spagnoli, il Sultano dell’isola. Geronimo de Silva ritornò a Tidore.

Poche sono le informazioni del breve periodo di governo come sergente maggiore a Ternate, Pedro de Hermua, nella sua testimonianza ci informa che poco dopo aver preso possesso del suo incarico, Maldonado, visitò alcune fortezze spagnole portando soccorsi e il necessario per mantenere le guarnigioni. Su ordine di Geronimo de Silva, fu poi a Jilolo, dove era sempre capo Pedro de Hermua e a cui vennero impartiti gli ordini per cedere la sua compagnia a Maldonado e la licenza per andare a Manila. A Jilolo rimase come capo del presidio il capitano Francisco Vera. La permanenza di Maldonado a Ternate fu comunque breve, infatti con carta del 15 maggio 1615,30 il governatore delle Molucche Geronimo de Silva gli ordinò di ritornare a Manila a bordo delle due caravelle che aveva portato nel passato soccorso, il comando di Ternate venne ceduto ad un altro capitano (Becerra ?). Con le stesse imbarcazioni con cui fece ritorno Maldonado a Manila, sembra si imbarcasse anche Pedro de Hermua, mentre faceva certamente parte della scorta di guardia Diego de Leon.

Maldonado ritornò infatti a Manila dove riportò il vecchio sultano di Ternate, che era rimasto dopo la spedizione di de Silva del 1611 a Ternate. Il ritorno a Manila del vecchio sultano deve essere avvenuto nel mese di giugno o a inizio luglio del 1615, perché nella dichiarazione del 31 di luglio del 1615 dell’ alfiere Juan Moreno Criado viene chiaramente indicato che Maldonado era “un mes poco mas o menos que llegò a esta ciudad da las fuerzas de Terrenate” … “y trajo preso al Rey de Terrenate”. Questa decisione repentina di de Silva di rimandare il sultano di Ternate a Manila, e con lui anche Maldonado lascia diversi sospetti, forse che de Silva volesse liberarsi della presenza di Maldonado ?

Nel 1615, Maldonado, aveva fatto domanda di 4000 ducati di rendita di encomienda di indios nelle Filippine o in Messico o Perù, inoltre chiedeva un abito di Santiago, Alcantara o Calatrava e della carica di maestro di campo delle Filippine o di un incarico governativo nella Nuova Spagna o nel Perù. Secondo il parere dell’Audiencia poteva essergli dato l’ufficio di maestro di campo delle Filippine, oppure 3000 tributi di encomienda e uno degli abiti che chiedeva.31

Per Real Cedula del 9 giugno 1617, gli vennero riconosciuti 1000 pesos di rendita all’anno per due vite e inoltre gli venne affidata un encomienda di 2000 pesos per due vite, nella cedola non è specificata quale encomienda, ma viene definita la prima encomienda che sarà libera nelle Filippine.32

LA SPEDIZIONE A MALACCA

Nel 1616 Maldonado prese parte alla spedizione di Juan de Silva a Malacca imbarcandosi assieme al governatore de Silva sulla nave capitana. Nelle intenzioni del governatore delle Filippine Don Juan de Silva, questa grossa spedizione congiunta tra spagnoli e portoghesi doveva riuscire a sbaragliare una volta per tutte le forze olandesi presenti nelle isole indonesiane. Anche gli olandesi si mostrarono timorosi della riuscita di una tale spedizione.33 Nel 1612 allo scopo di accordarsi con il viceré dell’India portoghese, de Silva aveva inviato in India l’ex governatore di Ternate Cristobal de Azcueta ma l’intera spedizione guidata da Azcueta scomparse in un naufragio avvenuto tra Manila e Macao.

Il governatore delle Filippine non si perse d’animo e questa volta affidò l’incarico di raggiungere Goa a due gesuiti, essi erano il padre Pedro Gomes, rettore della compagnia a Ternate e il padre Juan de Ribera capo del collegio di Manila. I due gesuiti partirono sul finire del 1614 (Ribera partì il 21 novembre 1514 dal porto di Cavite) in due flotte diverse alla volta di Goa, dove giunsero senza problemi nel 1615. L’accordo che i due padri raggiunsero con il viceré portò i portoghesi a contribuire con 4 grossi galeoni che vennero inviati alla volta di Malacca. Il padre Pedro Gomez, ritornò a Manila nel luglio 1615 per avvertire il governatore dei risultati della spedizione e per far presente che i 4 galeoni sarebbero presto partiti per le Filippine. De Silva, stava preparando una grande flotta. Egli per procurare artiglieria per questa spedizione indebolì le difese della città di Manila con gravi rischi in caso di attacco alla città da parte degli olandesi.

Non vedendo arrivare i galeoni portoghesi che gli erano stati promessi, pensò di andare loro incontro. Nonostante il parere negativo di molti suoi subordinati egli decise di partire nel febbraio 1616 alla volta di Malacca, invece di dirigersi subito verso le Molucche dove sembra che Gerónimo de Silva, avesse già concluso accordi con gli indigeni delle isole di Maquien e Motiel che in caso di arrivo di questa grande spedizione essi si sarebbero ribellati agli olandesi e avrebbero aiutato gli spagnoli.34

Il governatore godeva di cattiva salute sembra che la malattia si fosse già manifestata prima della partenza da Manila. Ci sono testimonianze della malferma salute del governatore fin dalla prima spedizione alle Molucche del 1611. Egli già diverse volte aveva inviato petizioni al Re per essere sostituito nel suo incarico e per poter tornare in patria.

Il 9 febbraio 1616, comunque, il governatore delle Filippine, partì da Manila alla testa di una grande spedizione composta da 10 grossi galeoni, 4 galee, un patacco e altre imbarcazioni minori. I galeoni erano la capitania “Salvadora” di 2000 tonnellate di stazza, la almiranta “San Marcos” di 1700 tonnellate, i due galeoni “San Juan Bautista” e “Espiritu Santo” ognuno di 1300 tonnellate, e poi più piccoli i galeoni “San Miguel” (800 tonnellate), “San Felipe” (800 t.) , “Nuestra Señora de Guadalupe” (700 t.), “Santiago” (700 t.), “San Andres” (500 t.), “San Lorenço” (400 t.). Su tale flotta erano imbarcati 5000 uomini tra soldati e marinai, dei quali poco meno di 2000 spagnoli, era presente anche un unità di fanteria di soldati giapponesi, per finire erano circa trecento i pezzi di artiglieria imbarcati sulle navi. Presero parte alla spedizione anche 6 gesuiti.

La flotta era la maggior armata vista nelle isole ci dice il padre Colin, che si meraviglia che “en tierra tan recien conquistada, y poblada de Españoles, y la mas remota, y distante de toda su monarchia, pudiesse llegar a quaxarse una tal maquina”. Egli si diresse verso lo stretto di Malacca, dove nelle sue intenzioni doveva unire le sue forze con un armata portoghese e insieme attaccare prima la fattoria olandese di Giava e poi le basi olandesi nelle isole Molucche. Ma la flotta portoghese inviata dal vicerè da Goa, era già stata completamente distrutta nelle vicinanze di Malacca, essa venne attaccata da navi olandesi e i portoghesi per impedire la cattura da parte degli olandesi dei grossi galeoni furono costretti a bruciarli.

L’armata spagnola entrò nello stretto di Singapore il 25 febbraio 1616. Dallo stretto di Singapore, de Silva inviò con un “socorro” a Ternate Juan Gutierrez Paramo, con nuovamente l’incarico di sergente maggiore.35 Probabilmente assieme a Paramo venne inviato a Ternate anche Juan de la Umbria.36 Le condizioni di salute di de Silva peggiorarono e il 19 aprile 1616 dopo undici giorni di sofferenza spirò nella città di Malacca. Tutta l’impresa si concluse in un colossale fiasco, niente fu fatto contro gli olandesi e la morte di de Silva a Malacca, avvenuta poco dopo il suo arrivo, causò la fine ingloriosa di questa spedizione.

L’armata ritornò a Manila agli inizi del giugno del 1616.37 Inoltre a causa delle febbri e delle malattie che colpirono la flotta durante la permanenza a Malacca e nello stretto di Singapore, gran parte degli uomini della flotta morirono, le navi fecero ritorno a Manila “sin jente”. La decisione di de Silva di passare prima da Malacca invece che di puntare direttamente sulle Molucche è alquanto strana, anche considerando che i galeoni portoghesi dovevano secondo gli accordi raggiungere le Filippine per unirsi alla flotta spagnola. All’epoca della partenza da Manila di de Silva essi dovevano essere arrivati da tempo se non fossero stati intercettati dagli olandesi. Stranamente de Silva volle comunque tentare di unire le proprie forze con quelle portoghesi nonostante questa volta avesse ai suoi comandi una grossa e importante forza navale e la posizione degli olandesi nelle Molucche fosse molto precaria come ci informano diversi testimoni, “el enemigo estua flaco en aquella saçon”. Vergara era certo che se la flotta spagnola si fosse recata senza indugio direttamente alle Molucche senza passare da Malacca, gran parte delle isole sarebbe stata conquistata dagli spagnoli.38

LE FILIPPINE

Dopo il fallimento della spedizione Maldonado ritornò a Manila, dove l’audiencia lo nominò governatore della gente di guerra della città di Manila, prese parte alla battaglia di Playa Honda del 1617 sotto i comandi del generale Don Juan Ronquillo, imbarcandosi nella galera capitana.

Sotto il governo di Geronimo de Silva nelle Filippine, venne nominato generale delle galee reali. Nel 1620 venne inviato su ordine di Fajardo de Tença all’imbarcadero di Capul ad attendere e scortare le navi provenienti dalla Nuova Spagna. Nel 1621, venne promosso generale delle navi che andavano alla Nuova Spagna, ma il viaggio non venne effettuato per cui fu reintegrato nella sua precedente carica di generale delle galee reali, incarico che Maldonado ricopriva ancora nell’agosto del 1623.39

Nel marzo 1621 a Madrid era stata emessa una Real Cedula nella quale viene concessa licenza, a Don Fernando Centeno Maldonado residente nelle Filippine, di venire in Spagna per un periodo di quattro anni. 40

Nella Real Cedula del 1622 il re di Spagna, in caso di morte del governatore delle Filippine, “…en caso que muriesse el Gouernador dellas subsediessem en el cargo de capitanes fuistis uno de los nombrados…” viene nominato anche Fernando Centeno Maldonado.41

Il 15 agosto 1623 con carta di Alonso Fajardo de Tença, in esecuzione della cedola reale vengono encomiendati 472 tributi interi, cioè la metà dell’encomienda di Mambusao nell’isola di Panay. I documenti del 1623 attestano che Fernando Centeno Maldonado aveva servito nelle Molucche per circa 9 anni, 6 dei quali aveva servito in una compagnia con la quale, come abbiamo visto, aveva partecipato a numerosi episodi delle lotte tra gli spagnoli e gli olandesi in quelle isole. Sempre nel 1623 Fernando Centeno Maldonado risulta ancora “casado con Dona Maria de Alvarado Bracamonte”, sorella di Don Juan de Alvarado Bracamonte, “fiscal de la Audiencia” della Filippine e di Don Luis de Alvarado Bracamonte, che da molti anni serviva il re nelle Filippine.42

Nel 1625 Don Jerónimo de Silva intentò causa di processo contro i generali Fernando Centeno Maldonado e Juan Bautista de Molina, comandanti dei galeoni San Raimundo e San Ildefonso per eccessi. Il fatto è relativo alle cosiddetta terza battaglia navale di Playa Honda, battaglia nella quale de Silva accusò Fernando Centeno Maldonado e Juan Bautista de Molina, comandanti dei galeoni San Raimundo e San Ildefonso, di non aver rispettato gli ordini da lui dati. De Silva a bordo del galeone Nuestra Señora de la Concepción, la nave capitana dell’armata spagnola, il 12 aprile 1625 scoprì una flotta di navi olandesi davanti alla Punta di Volinao (Bolínao). Gli spagnoli inseguirono per tutto il giorno e fino al giorno successivo le navi olandesi in attesa di essere raggiunti dal grosso della flotta per dare battaglia ai nemici. Il 13 aprile 1625 giunsero alcune navi spagnole tra cui i galeoni San Ildefonso, comandato dal generale Juan Bautista de Molina, e San Raimundo, comandato dal generale Fernando Centeno Maldonado. Don Jerónimo de Silva aveva ordinato di attaccare i nemici, ma, secondo lui, a causa del fatto che i due comandanti non obbedirono agli ordini di de Silva, gli spagnoli persero una buona occasione per dare un duro colpo agli olandesi.43

Altre informazioni sul periodo di servizio di Maldonado alle isole Molucche e nelle Filippine si possono ricavare da un documento del 1632. Si tratta di un Memoriale del generale Fernando Centeno Maldonado nel quale Maldonado chiede la proroga per dieci anni della licenza, che aveva ricevuto nel 1621 per 4 anni, di tornare in Spagna per saldare l’eredità dei suoi genitori. Maldonado afferma che sono circa 30 anni che serve il re di Spagna e di questi circa 27 gli ha passati servendo la Spagna nelle Molucche e nelle Filippine, negli ultimi tre anni invece aveva servito come governatore dello Yucatan.44 La risposta alla richiesta di Maldonado giunge una prima volta con Real Cedula nel 1633, in questo documento la licenza gli viene estesa di due anni.45 Poi, l’anno successivo, nel 1634, c’è un’altra Real Cedula nella quale viene concessa una proroga di altri quattro anni alla licenza che gli era stata data per venire in Spagna.46

LO YUCATAN

Alcuni anni dopo Maldonado si trova in Messico. Dopo essere arrivato in Messico dalle Filippine, nel 1631, fu incaricato dal viceré della Nuova Spagna del governo dello Yucatán.47 Il Viceré, Rodrigo Pacheco y Osorio, III Marqués de Cerralbo, conoscendo la sua esperienza lo inviò come governatore nella provincia dello Yucatán, al posto di Don Juan de Vargas, che era stato imprigionato a Città del Messico.48

Fernando Centeno Maldonado fu governatore dello Yucatán in due occasioni: la prima tra il novembre 1631 e l’agosto 1633, la seconda tra il giugno 1635 e il marzo 1636.49

PRIMO MANDATO DI GOVERNATORE

Don Fernando prese possesso della sua carica di governatore ad interim dello Yucatán il 28 ottobre 1631, quando giunse a Campeche.50 Il 10 novembre il nuovo governatore raggiunse la capitale della provincia, la città di Merida.51 Egli fu nominato ad interim per succedere a D. Juan de Vargas Machuca che era stato incarcerato per gravi abusi nell’esercizio del suo ufficio e in particolare per il fatto di nominare “jueces de grana” nella regione che saccheggiavano arbitrariamente la popolazione Maya.

Quando Fernando Centeno Maldonado prese possesso del suo incarico, la regione aveva sofferto una prolungata serie di calamità. I villaggi indios risultavano spopolati, la popolazione si era rifugiata nella selva in cerca di cibo e di beni di prima necessità. Tale situazione però non poteva essere tollerata dal governo spagnolo, c’era infatti il rischio che gli indigeni tornassero alle loro vecchie pratiche di culto, e cosa ancor peggiore, che si affrancassero dal controllo del governo spagnolo e da quello dei propri “encomenderos”. Per risolvere la questione Maldonado riunì in assemblea le persone più in vista di Merida e in questa assemblea fu deciso di persuadere gli indigeni senza l’uso della forza, ma di persuaderli con le buone maniere. Allo scopo furono scelti due frati francescani che conoscevano bene la lingua Maya, i due erano Pbro. D. Eugenio de Alcántara e Frate Lorenzo de Loayza. A loro fu dato l’incarico di raggiungere gli indigeni nelle località dove si erano rifugiati e persuaderli a tornare ai loro villaggi. Allo scopo gli spagnoli fornirono a coloro che rientravano nei propri villaggi cibo e sostentamento. Nella loro opera i due frati furono accompagnati anche dal nuovo governatore, che utilizzò la missione anche per visitare i villaggi e conoscere la provincia dove doveva governare. La missione durò ben quattro mesi. Agli indigeni furono donati, oltre al cibo, anche “solares” e case dove poter abitare. La tattica ebbe un grande successo, solo lungo la costa si stabilirono oltre 16.000 indios (escludendo dal conteggio bambini e ragazzi).52 In un altro documento Maldonado indica che gli indios fuggiti dai villaggi e che si erano nascosti nelle montagne erano più di quarantamila.53

Fernando Centeno Maldonado si rese però conto che alcuni capi indigeni tendevano a nascondere alcuni indigeni per poterli utilizzare nelle loro proprietà. Per impedire ciò decise di agire duramente: appena giungeva in un villaggio faceva erigere una forca e con solennità faceva proclamare in lingua Maya da un banditore cittadino il divieto di tale pratica pena la forca. Il risultato fu che oltre a ciò non fu necessario fare altro, perché nessuno dei capi indigeni si arrischiò di subire una tale condanna. Il governatore, per evitare ulteriori tentazioni, inviò i soldati spagnoli a bruciare le fattorie disabitate che gli indigeni avevano impiantato nella foresta.54

Questi fatti sono narrati anche in un altro documento di Maldonado del novembre 1632 dove il governatore ci informa dello stato della regione dove una grande quantità di indiani avevano lasciato la provincia e si erano rifugiati nelle montagne.55

In un altro documento, sempre del novembre 1632, Maldonado fa presente dell’importanza di fondare nella provincia un presidio di 50 soldati per limitare le numerose rivolte e ribellioni degli indigeni. Questo sarebbe utile anche per salvaguardare l’incolumità dei religiosi che vivono in questa provincia. Negli ultimi tempi, infatti, erano stati uccisi due frati e un cappellano oltre ad alcuni soldati che cercavano di sedare le frequenti ribellioni.56 Gli unici che amministravano la dottrina cristiana nella provincia erano i francescani, secondo quanto afferma Fernando Centeno Maldonado, governatore dello Yucatán, in una sua missiva al re, del novembre 1632. In tutta la provincia ci sono 104 frati che mantengono 35 conventi.57

Nel luglio 1632 il governatore si trasferì a Campeche assieme a parte delle truppe per fronteggiare la minaccia dei corsari, ma tale minaccia non si materializzò. Nel mese di ottobre del 1632, Maldonado, governatore della provincia, scrisse al Viceré informandolo della necessità di fortificare il porto di Campeche.58 Ma sembra che poco fu fatto, perché l’anno successivo, nel mese di agosto 1633, dieci imbarcazioni corsare con a bordo oltre 500 uomini attaccarono la città di Campeche conquistandola, dopo un breve combattimento, e la saccheggiarono.59 I corsari erano comandati da Pie de Palo, cioè l’olandese Cornelis Jol60, e Diego il Mulatto.

Nei giorni in cui si svolsero questi fatti, nell’agosto 1633, arrivò il nuovo governatore della provincia, Jerónimo de Quero.61 Dopo l’arrivo del nuovo governatore Don Fernando Centeno Maldonado si ritirò a vivere nella città di Campeche con la sua famiglia.62 Maldonado rimase a vivere a Campeche fino alla notizia della morte del governatore de Quero avvenuta l’11 marzo 1635. Avuto la notizia della morte si imbarcò per Goazalcoalcos (Coatzacoalcos) e da qui raggiunse Città del Messico, dove richiese la nomina di governatore ad interim.63

SECONDO MANDATO DI GOVERNATORE

La richiesta di Maldonado fu accolta e il 23 giugno 163564 giunse a Campeche prendendo il governo della provincia. Nominò suo tenente e assessore D. Cristobal de Aragon y Acedo. In un suo scritto dell’agosto 1635 Maldonado rimarca l’importanza per la difesa di Campeche di costruire un forte. Questo nuovo forte dovrebbe essere munito di sei cannoni di bronzo che sarebbero stati di beneficio per la difesa delle navi. Maldonado informa che il luogo che stava considerando per l’erezione di questo forte era molto buono con facile reperimento di materiali da costruzione e con molti indios disponibili per i lavori di fortificazione. Maldonado considerava che con circa trentamila ducati si sarebbe potuto edificare la fortificazione.65

In questo suo secondo mandato sembra che Don Fernando Centeno Maldonado si interessase più al lucro personale che al rispetto degli ordini del Re. Infatti nell’agosto 1633 il Re aveva ordinato di abolire i “jueces de grana, vinos y repartimientos”, favorendo i nativi, ma lui appena al governo nominò i propri giudici e iniziò la propria speculazione di accordi e contratti con gli indigeni. Questo fece si che l’”Ayuntamiento y Alcades de Mérida” lo accusassero davanti al “Consejo de Indias”. Tale mossa non fu però fatta con lo scopo di favorire gli indigeni, ma bensì solo per timore di alcuni che un nuovo governo di Maldonado gli avesse sfavoriti nei loro interessi. Infatti dopo la fine del suo primo periodo di governo, sembra, che molti finti amici di quando era potente, lo avessero ora abbandonato. Gli stessi, adesso che Maldonado era di nuovo governatore, temevano di essere penalizzati.66

Un altro errore che Maldonado fece in questo suo secondo mandato fu quello di intromettersi negli affari religiosi che non erano di sua diretta competenza. Infatti cercò di intromettersi negli affari dei francescani dopo l’elezione del padre provinciale appoggiando il gruppo di minoranza dei frati. Ciò provocò la reazione e la lamentela al Viceré della Nuova Spagna da parte del Padre Provinciale eletto, Frate Bernabé Pobre. Saputo della lamentela Maldonado riunì, il 14 gennaio 1636, l’Ayuntamiento di Mérida e inviò una carta al Viceré firmata dai membri dell’Ayuntamiento che difendeva l’operato di Maldonado. L’atto però arrivò troppo tardi, infatti, il Viceré, Lope Díez de Aux y Armendáriz, Marchese de Cadreita, lo destituì con ordine firmato il 19 gennaio 1636.67 Il suo posto fu preso dal generale D. Andrés Pérez Franco che prese possesso del governo dello Yucatán il 14 marzo 1636 a Mérida. Dopo questa delusione Fernando Centeno Maldonado partì immediatamente con la sua famiglia per Campeche da dove aveva intenzione di imbarcarsi per Veracruz. Ma Fernando Centeno Maldonado non arrivò mai a Campeche, ma mori a circa 50 chilometri di distanza, nella cittadina di Hecelchakán. Fu sepolto nel convento di questa cittadina.68 Da quanto risulta da un documento del 1637, Maldonado lasciò la moglie vedova e due bambine piccole, che all’epoca della sua morte dovevano avere 2 e 3 anni.69 Maldonado doveva essere rimasto vedovo della prima moglie e durante il suo soggiorno in Messico si doveva essere risposato in secondo nozze.

LA VEDOVA DI MALDONADO: ISABEL DE CARABEO

Le disavventure per la famiglia di Maldonado non terminarono, perché la vedova, Isabel de Carabeo dopo la sepoltura del marito si imbarcò per Veracruz sulla prima nave disponibile. Ma la sua imbarcazione fu assaltata dal corsaro Diego El Mulato che catturò la nave e tutti i passeggeri. Per fortuna di Isabel il corsaro la conosceva e la trattò bene. Infatti la famiglia di Maldonado composta dalla vedova e da due bambine piccole, fu rilasciata dopo pochi giorni.

Un documento datato 1662, dov’è riportata una testimonianza fatta nell’agosto del 1658, ci informa che dal matrimonio tra Fernando Centeno Maldonado e Isabel de Carabeo (y Silva) nacquero tre figlie. La figlia maggiore (che come abbiamo visto si chiamava Teresa) è defunta mentre delle altre due figlie viene citato il nome: Dona Maria (Senteno) e Dona Elena (de Silva y Guzman). Da queste informazioni possiamo dedurre che al momento della morte di Fernando Centeno Maldonado, sua moglie Isabel era in attesa di un’altra bambina.70

La vedova di Ferdinando Centeno Maldonado, Isabel de Carabeo inviò nell’ottobre 1637, una richiesta per un encomienda per sua figlia Teresa per poter godere dell’encomienda che aveva ereditato da suo padre nelle Filippine nonostante che la bambina risiedesse in Messico. Nella richiesta la vedova di Maldonado chiese anche che in caso di morte della figlia maggiore, gli stessi diritti possano essere ereditati dalla sua seconda figlia. Nello stesso documento sono presenti il memoriale dei servizi resi da suo marito e la lettera ufficiale di Gabriel de Ocaña y Alarcón a Juan Pardo per informarlo della misericordia concessa a Isabel de Carabeo, datata Madrid, 22 dicembre 1637.71

Nel dicembre 1637, il Consiglio delle Indie concede a Isabel de Carabeo (nel febbraio 1638 Juan Grau chiede la correzione dell’errore che si è verificato a nome della vedova di Fernando Centeno Maldonado per aver messo nel documento il nome errato di Isabel de Carvajal al posto di Isabel de Carabeo), vedova di Fernando Centeno Maldonado che sua figlia maggiore, Teresa (Theresa), che ha un età di 4 anni, abbia il diritto dei frutti dell’encomienda che suo padre aveva nelle Filippine. Tale diritto le fu concesso anche se la bambina all’epoca risiedeva in Messico a condizione che tenesse uno scudiero “y sirviendo per esta gracia con mill pesos en reales de plata dople pagados en la caxa real de la Ciudad de Mexico de la Nueva España”, e se muore tale diritto passerà a sua sorella che ha 3 anni di età. Questo viene accordato perché una cosa simile era già stata fatta con la moglie di Esteuan de Alcazar che anche lei aveva una encomienda nelle Filippine.72

Nell’archivio delle Indie di Siviglia si trovano altri documenti che trattano la concessione dell’encomienda alla figlia di Fernando Centeno Maldonado. Il primo documento è datato 27 febbraio 1638 ed è la “Real Cédula” cioè il decreto reale che concede a Teresa, figlia maggiore di Fernando Centeno Maldonado, l’”encomienda” del suo defunto padre, anche se non risiede nelle Filippine, purché ci metta uno scudiero e che una sua sorella possa succederle in caso di morte.73 Ha la stessa data anche l’ordine di addebito a Isabel de Carabeo per l’encomienda. Si tratta del Regio Decreto per i funzionari del Tesoro Reale del Messico, per riscuotere da Isabel de Carabeo, vedova di Fernando Centeno Maldonado, una certa somma di denaro per la misericordia che è stata fatta a una sua figlia che può godere dell’encomienda del padre.74

L’ultimo documento è datato 6 maggio 1638 ed è il Regio decreto (“Real Cédula”) al presidente e ai membri (“oidores”) dell’Audiencia del Messico, affinché siano raccolti i 1.000 pesos che deve Isabel de Carabeo, vedova di Fernando Centeno Maldonado, per la misericordia che è stata fatta alla figlia Teresa affinché possa godere dell’encomienda del padre nelle Filippine che le è stata affidata, pur risiedendo fuori da quelle isole, tali denari siano prelevati a chi li deve pagare, e siano inviati in Spagna.75

Successivamente Isabel de Carabeo si sposò in seconde nozze con Diego Orejón Osorio, di questo ci informa un documento del 1650, una “Real Cedula”, nella quale si viene anche a sapere che Isabel ha ottemperato all’obbligo di pagare i 1000 pesos per la dispensa concessa a sua figlia Teresa, in modo che possa godere dell’encomienda che ha nelle Filippine, mettendo uno scudiero per servirla.76

Nell’Archivo Histórico Nacional c’è un altro documento “Consultas y pareceres dados a S.M. en asuntos de gobierno de Indias, Vol. I” dove si trova un ultimo riferimento a Isabel de Carabeo. Leggiamo al numero 741: “D.a Ysabel Carabeo 14 Diz.re (1657) pide 20_ Duc.os de Encomienda en consideracion de los servicios de sus dos maridos, y en conformidad de la ordenanza, se manda traza informe por el Virrey, y Audiencia, y per donde conte los servicios”.77

Un ultimo documento riporta la data del febbraio 1662, è un documento di 76 pagine dove sono riportati i meriti di Fernando Centeno Maldonado e di Diego Orejon Osorio i due mariti di Isabel de Carabeo. Nel documento si capisce che Isabel è di nuovo vedova “…Don Fernando Zenteno y Don Diego de Orejon Osorio maridos que fueron de Doña Isabel de Carabeo vidua…”. Isabel richiedeva 2000 ducati all’anno per l’encomienda di cui godeva in Nuova Spagna Doña Josepha Bazan. Secondo gli ufficiali reali però sembra abbastanza “en la finca mencionada” la cifra di 1000 pesos “per su vida” all’anno .78

Il secondo marito di Isabel de Carabeo, Diego Orejón Osorio, fu insignito dell’abito di Cavaliere dell’ordine di Santiago e nella sua vita tenne numerosi posti militari e uffici politici e di giustizia. Arrivò in Messico dal regno di Castiglia. Fu capitano di fanteria spagnola nel presidio de la Nueva Ciudad de la Veracruz. Fu Alcalde mayor de la Villa Alta de San Idephonso (?). Fu Regidor della Città del Messico. Fu Alcalde Mayor de las Minas de Pachuca. Alcalde Mayor e teniente de capitanos de la Provincia de Xicayan. Fu Alcalde ordinario e corregidor della Città del Messico. Fu Alcalde mayor y teniente de capitanos de la Cidad de la Puebla de los Angeles dove morì nell’esercizio del suo incarico.79

BIBLIOGRAFIA

Colin-Pastells “Labor Evangelica: Ministerios Apostolicos De Los Obreros De La Compañia de Iesvs,” vol. III

Correspondencia de Don Gerónimo de Silva” in “Coleccion de documentos ineditos para la historia de España” Vol. 52, 1868

Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

Monumenta historica Societatis Iesu. Vol. 126: Documenta Malucensia III (1606-1682), 1984

Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910

DOCUMENTI

Informaciones: Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1615
Signatura: FILIPINAS,60,N.18

Confirmación de encomienda de Hagonoy, etc
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1616-10-14
Signatura: FILIPINAS,47,N.4

Confirmación de encomienda a Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1616-11-02
Signatura: INDIFERENTE,450,L.A4,F.227-227V

Asociado Consulta sobre merced a Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1617-02-18
Signatura: FILIPINAS,1,N.175

Aumento de encomienda a Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1617-06-09
Signatura: INDIFERENTE,450,L.A5,F.26-27

Carta del Cabildo secular de Manila y franciscanos recomendando a Alvarado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1619-08-06
Signatura: FILIPINAS,20,R.13,N.91

Carta del Cabildo secular de Manila sobre Alvarado Bracamonte
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1619-08-06
Signatura: FILIPINAS,27,N.113

Respuesta a Fajardo de Tenza sobre varios asuntos
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1620-12-13
Signatura: FILIPINAS,329,L.2,F.379R-386V

Petición de Fernando Centeno de licencia para venir a España
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1621-03-06
Signatura: FILIPINAS,38,N.64

Licencia para venir a España a Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1621-03-29
Signatura: INDIFERENTE,450,L.A6,F.157V-158

MERITOS: Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1623-08-15
Signatura: INDIFERENTE,111,N.43

Carta del Cabildo secular de Manila pidiendo más agustinos
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1624-08-10
Signatura: FILIPINAS,80,N.99

Carta de Marcos Zapata sobre J. Legazpi, holandeses
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1625-07-30
Signatura: FILIPINAS,20,R.19,N.129

Carta de Jerónimo de Silva sobre asuntos de gobierno
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1625-08-04
Signatura: FILIPINAS,7,R.6,N.84

Confirmación de encomienda de Mambusao
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1626-07-02
Signatura: FILIPINAS,48,N.11

Confirmación de encomienda a Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1626-08-01
Signatura: INDIFERENTE,451,L.A9,F.233-234

Orden a oficiales de Filipinas de cobrar a Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1626-09-10
Signatura: INDIFERENTE,451,L.A9,F.262-262V

Petición del dominico Mateo de la Villa de limosna de vino y aceite
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1627-03-06
Signatura: FILIPINAS,80,N.120

Petición de Francisco de Rebolledo de encomienda de su mujer
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1631-08-11
Signatura: FILIPINAS,40,N.27

CARTAS DE GOBERNADORES
Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1631-12-02
Signatura: MEXICO,360,R.1,N.1

Petición de Fernando Centeno Maldonado de prórroga de licencia
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1632-07-23
Signatura: FILIPINAS,40,N.33

Carta del virrey Rodrigo Pacheco Osorio, marqués de Cerralbo.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1632-10-07
Signatura: MEXICO,31,N.9

Carta de Fernando Centeno Maldonado, gobernador de Yucatán.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1632-11-08
Signatura: MEXICO,31,N.50

Carta de Fernando Centeno Maldonado, gobernador de Yucatán.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1632-11-08
Signatura: MEXICO,31,N.52

Carta de Fernando Centeno Maldonado, gobernador de Yucatán.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1632-11-08
Signatura: MEXICO,31,N.53

CARTAS DE GOBERNADORES
Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1632-11-08
Signatura: MEXICO,360,R.1,N.2

CARTAS DE GOBERNADORES
Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1632-11-08
Signatura: MEXICO,360,R.1,N.3

Prórroga de licencia a Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1633-01-30
Signatura: INDIFERENTE,452,L.A15,F.86-88

Real Cédula
Real Cédula a Baltasar Sanli Casanova, confirmándole los indios que Don Fernando Centeno Maldonado, gobernador interino de Yucatán, le encomendó.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1633-08-01
Signatura: INDIFERENTE,453,L.A16,F.12-13V

Prórroga de licencia a Fernando Centeno Maldonado
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1634-06-07
Signatura: FILIPINAS,347,L.1,F.48R-50V

CARTAS DE GOBERNADORES
Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1635-08-12
Signatura: MEXICO,360,R.1,N.4

CARTAS DE GOBERNADORES
Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1635-08-12
Signatura: MEXICO,360,R.1,N.5

Real Cédula
Real Cédula a Martín de Vargas confirmándole los 300 pesos de minas, 150 fanegas de mais y 300 aves que D. Fernando Centeno Maldonado, gobernador interino de Yucatán le situó como ayuda de costa por dos vidas
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1637-06-20
Signatura: INDIFERENTE,454,L.A20,F.140-142V

Petición de Isabel de Carvajal de encomienda para su hija
Memorial de Isabel de Carvajal (sic por Carabeo), viuda del general Fernando Centeno Maldonado, dando cuenta de los servicios prestados por su marido, y suplicando que la hija de ambos, Teresa, pueda gozar de la encomienda que heredó de su padre en Filipinas a pesar de residir en México, que dicha encomienda pueda heredarla su segunda hija en caso de fallecer la mayor, y que la composición se haga atendiendo a los méritos de su difunto marido.
Acompaña: Oficio de Gabriel de Ocaña y Alarcón a Juan Pardo avisándole de la merced concedida a Isabel de Carabeo. Madrid, 22 de diciembre de 1637.
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1637-10-02
Signatura: FILIPINAS,41,N.39

Consulta sobre merced a Isabel de Carabeo
Consulta del Consejo de Indias proponiendo que se haga merced a Isabel de Carvajal (sic), viuda de Fernando Centeno Maldonado, de que su hija Teresa pueda gozar de los frutos de la encomienda de su padre en Filipinas residiendo en Mexico a condición de que ponga escudero y sirva con 1000 pesos, y si muriese la goce su hermana.
R.: Acepta la propuesta.
Cat. 16522 Memorial de Juan Grau pidiendo que se subsane el error que ha habido en el nombre de la viuda de Fernando Centeno Maldonado por haberse puesto en el memorial Isabel de Carvaja en lugar de Isabel de Carabeo. 26 de febrero de 1638.
Cat. 16605
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1637-12-01
Signatura: FILIPINAS,2,N.6

Concesión sobre la encomienda de Fernando Centeno Maldonado
Real Cédula concediendo a Teresa, hija mayor de Fernando Centeno Maldonado, que pueda gozar la encomienda de su difunto padre, aunque no resida en Filipinas, siempre que ponga un escudero en ella, y que una hermana suya pueda sucederla a ella en caso de muerte. Hizo la petición su madre Isabel de Carabeo. (Cat. 16607)
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1638-02-27
Signatura: FILIPINAS,347,L.2,F.37V-41R

Orden de cobrar a Isabel de Carabeo por encomienda
Real Cédula a los oficiales de la real Hacienda de México, para que cobren a Isabel de Carabeo, viuda de Fernando Centeno Maldonado, cierta cantidad de dinero por la merced que se ha hecho a una hija suya de que pueda gozar la encomienda de su padre. (Cat. 16608)
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1638-02-27
Signatura: FILIPINAS,347,L.2,F.41R-42R

Orden sobre cobro por una merced de encomienda
Real Cédula al presidente y oidores de la Audiencia de México, para que los 1.000 pesos con que sirve Isabel de Carabeo, viuda de Fernando Centeno Maldonado, por la merced que se le ha hecho a su hija Teresa de que pueda gozar la encomienda que su padre tenía en Filipinas, aún estando fuera de aquellas islas, se cobren de las personas que los deban pagar, y que siendo parte legítima sus curadores se cobren de ellos y se envíen a España. (Cat. 16642)
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1638-05-06
Signatura: FILIPINAS,347,L.2,F.52V-53R

Cumplimiento de la obligación contraida por Isabel Carabeo
Real Cédula a declarando haber cumplido Isabel Carabeo, mujer de Diego Orejón Osorio, los mil pesos que quedó obligada a pagar por la dispensa que se concedió a su hija Teresa, para que pueda gozar la encomienda que tiene en Filipinas, poniendo escudero que la sirva.
(Cat. 81920)
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1650-03-11
Signatura: FILIPINAS,347,L.3,F.305V-306V

Consultas y pareceres dados a S.M. en asuntos de gobierno de Indias , Vol. I
741: “D.a Ysabel Carabeo 14 Diz.re (1657) pide 20_ Duc.os de Encomienda en consideracion de los servicios de sus dos maridos, y en conformidad de la ordenanza, se manda traza informe por el Virrey, y Audiencia, y per donde conte los servicios”.
Archivo: Archivo Histórico Nacional
Fechas: 1586 / 1678
Signatura: CODICES,L.752

FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO
Archivo: Archivo General de Indias
Fechas: 1662-02-11
Signatura: MEXICO,244,N.25

NOTE

1 AGI: “Petición de Isabel de Carvajal de encomienda para su hija” Signatura: FILIPINAS,41,N.39 Fecha creación: 1637-10-02 Código de referencia ES.41091.AGI/25//FILIPINAS,41,N.39. Vedi anche: AGI: “Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán”. CARTAS DE GOBERNADORES. Signatura: MEXICO,360,R.1,N.5Fecha creación: 1635-08-12 , Mérida de Yucatán. Código de referencia: ES.41091.AGI/25//MEXICO,360,R.1,N.5. Vedi anche: AGI: “Informaciones: Fernando Centeno Maldonado”. Signatura: FILIPINAS,60,N.18. Fecha formación: 1615. Código de referencia: ES.41091.AGI/25//FILIPINAS,60,N.18

2 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

3 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

4 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

5 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

6 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

7 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

8 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

9 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

10 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

11 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

12 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

13 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

14 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

15 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

16 Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

17 Vedi nota 1 del traduttore H.-D. de Grammont in: Jeronimo Conestaggio “Relation des préparatifs faits pour surprendre Alger” 1882

18 Voce: Juan de Cardona y Requesens nella “Real Academia de la Historia” http://dbe.rah.es/biografias/29085/juan-de-cardona-y-requesens

19 AGI: “Informaciones Fernando Centeno Maldonado, 1615” Filipinas,60,N.18

20 Bernardo José García “La pax hispánica: política exterior del Duque de Lerma” 1996, Leida, pag. 42-45 dove è indicato un documento: “Consulta del consejo de estado sobre lo que escribio Juan de Cardona en carta de 10 de septiembre de 1602 sobre las empresas de Argel, Bugia, y hazer alguna correria con la Armada” (Valladolid 17 septiembre 1602: AGS.e. Expediciones a Levante leg. 1948. f. 94)

21 Il termine “entretenido”, che oggi non viene più utilizzato, era molto usato nei secoli XVI e XVII. In senso civile e amministrativo si intendeva una persona che ha avuto dei meriti per ottenere una posizione. In ambito militare aveva un significato complesso: di solito si trattava di soldati esperti, vecchi capitani, e sergenti riformati, che avevano fatto molte guerre, ma che non potevano più servire come militari ordinari. Questi soldati dovevano seguire il loro generale o comandante ed erano una sorta di corpo di guardia del generale.

22AGI: “Informaciones Fernando Centeno Maldonado, 1615” Filipinas,60,N.18

23 AGI: “Informaciones Fernando Centeno Maldonado, 1615” Filipinas,60,N.18 dove c’è anche la testimonianza di Pedro de Heredia su alcuni di questi fatti.

24Secondo me la sposa di Vergara, era la figlia di questo capitano vedi Monumenta historica Societatis Iesu. Vol. 126: Documenta Malucensia III (1606-1682) Doc. 38: “Masonio a Acquaviva, Ternate, 20 marzo 1609” pp. 151-152

25Monumenta historica Societatis Iesu. Vol. 126: Documenta Malucensia III (1606-1682) Doc. 38: “Masonio a Acquaviva, Ternate, 20 marzo 1609” pp. 151-152

26 AGI: “Informaciones Fernando Centeno Maldonado, 1615” Filipinas,60,N.18, foglio C36

27 Correspondencia de Don Gerónimo de Silva” in “Coleccion de documentos ineditos para la historia de España” Vol. 52, 1868, p. 255

28 Su Esteban de Alcázar vedi: Marco Ramerini ”Esteban de Alcázar, un soldato al servizio del re di Spagna in Europa, alle Filippine e alle Molucche” 2021, https://www.colonialvoyage.com/esteban-de-alcazar-un-soldato-al-servizio-del-re-di-spagna-in-europa-alle-filippine-e-alle-molucche/

29AGI: “Confirmación de encomienda de Hagonoy, etc” 1616-10-14 FILIPINAS,47,N.4

30 AGI: “Informaciones Fernando Centeno Maldonado, 1615” Filipinas,60,N.18, fogli a56-a57

31 AGI: “Informaciones Fernando Centeno Maldonado, 1615” Filipinas,60,N.18, Bloque 4, foglio 5 (240). AGI: “Asociado Consulta sobre merced a Fernando Centeno Maldonado” 1617-02-18 Signatura: FILIPINAS,1,N.175

32AGI: “Aumento de encomienda a Fernando Centeno Maldonado” Fechas: 1617-06-09. Signatura: INDIFERENTE,450,L.A5,F.26-27

33 “Generale Missiven” vol. I pp. 37-38

34 Correspondencia de Don Gerónimo de Silva” in “Coleccion de documentos ineditos para la historia de España” Vol. 52, 1868, pp. 284-285

35 AGI: “Confirmación de encomienda de Filipinas. Juan Gutierrez Paramo. 10-03-1625”, Filipinas,48,N.1

36 AGI: “Confirmación de encomienda de Marinduque, etc. Juan de la Umbria. 02-10-1623”, Filipinas,47,N.60

37 Per ulteriori informazioni su questa spedizione vedi l’estesa relazione data in: Colin-Pastells “Labor Evangelica” vol. III pp. 581-646

38 AGI: “Carta de Lucas de Vergara Gaviria al Rey defensa Maluco. Terrenate, 31 maggio 1619” Patronato, 47, R. 37

39AGI: “MERITOS: Fernando Centeno Maldonado” Fechas: 1623-08-15 Signatura: INDIFERENTE,111,N.43

40AGI: “Licencia para venir a España a Fernando Centeno Maldonado” Fechas: 1621-03-29 Signatura: INDIFERENTE,450,L.A6,F.157V-158

41 AGI: FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1662-02-11. Signatura: MEXICO,244,N.25. Fogli: Bloque 2, Recto 10

42AGI: “MERITOS: Fernando Centeno Maldonado” Fechas: 1623-08-15 Signatura: INDIFERENTE,111,N.43

43AGI: “Carta de Jerónimo de Silva sobre asuntos de gobierno” Fechas: 1625-08-04 FILIPINAS,7,R.6,N.84

44AGI: “Petición de Fernando Centeno Maldonado de prórroga de licencia” Fechas: 1632-07-23 Signatura: FILIPINAS,40,N.33

45AGI: “Prórroga de licencia a Fernando Centeno Maldonado” Fechas: 1633-01-30 Signatura: INDIFERENTE,452,L.A15,F.86-88

46AGI: “Prórroga de licencia a Fernando Centeno Maldonado” Fechas: 1634-06-07 Signatura: FILIPINAS,347,L.1,F.48R-50V

47 AGI: FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1662-02-11. Signatura: MEXICO,244,N.25. Fogli: Bloque 2, Verso 12. AGI: CARTAS DE GOBERNADORES “Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán” Fechas: 1635-08-12 Signatura: MEXICO,360,R.1,N.5

48AGI: CARTAS DE GOBERNADORES “Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán” Fechas: 1631-12-02 Signatura: MEXICO,360,R.1,N.1

49 Sergio Quezada, Tsubasa Okoshi Harada “Papeles de los Xiu de Yaxá, Yucatán” Mexico 2001: “Mandamiento de don Fernando Centeno Maldonado al cabildo de Yaxá (Oxkutzcab a 19 de marzo de 1632)” nota n°10 di pag. 71

50 AGI: FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1662-02-11. Signatura: MEXICO,244,N.25. Fogli: Bloque 2 Verso 10

51 In questo documento c’è la nomina a governatore dello Yucatan: AGI: FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1662-02-11. Signatura: MEXICO,244,N.25. Fogli: Bloque 2 Recto 9, Verso 9

52 Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 92-95

53AGI: CARTAS DE GOBERNADORES “Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán” Fechas: 1635-08-12 Signatura: MEXICO,360,R.1,N.5

54 Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 95-96

55AGI: “Carta de Fernando Centeno Maldonado, gobernador de Yucatán” Fechas: 1632-11-08 Signatura: MEXICO,31,N.50

56AGI: “Carta de Fernando Centeno Maldonado, gobernador de Yucatán” Fechas: 1632-11-08 Signatura: MEXICO,31,N.52

57AGI: “Carta de Fernando Centeno Maldonado, gobernador de Yucatán” Fechas: 1632-11-08 Signatura: MEXICO,31,N.53

58AGI: “Carta del virrey Rodrigo Pacheco Osorio, marqués de Cerralbo” Fechas: 1632-10-07 Signatura: MEXICO,31,N.9. El Gobernador de Campeche Don Fernando Centeno Maldonado al Virrey, sobre la fortificación de aquellos puertos. Campeche, 7-X-1632.

59 Nella “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 103-105 viene riportato anche il resoconto di una lettera inviata al Re da Fernando Centeno Maldonado, il 19 settembre 1633, poco dopo aver lasciato l’incarico di governatore a Jerónimo de Quero. Nella lettera si parla anche della conquista di Campeche da parte dei corsari, ma Centeno minimizza al massimo i danni e i saccheggi fatti alla città dai pirati “sin haber hecho daño ninguno en las casas ni iglesias”.

60 Cornelis Jol era un corsaro olandese e ammiraglio della Compagnia olandese delle Indie occidentali. Jol partecipò a numerose battaglie contro gli spagnoli. Oltre al saccheggio di Campeche la sua impresa più famosa fu la spedizione del 1641 in Africa che portò alla conquista della città di Luanda in Angola e dell’isola di São Tomé, nel golfo di Guinea. Mentre si trovava a São Tomé, fu colpito dalla malaria e morì il 31 ottobre 1641.

61 Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 99-103

62 Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 103

63 Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 110-111

64 AGI: FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1662-02-11. Signatura: MEXICO,244,N.25. Fogli: Bloque 2, Verso 13

65AGI: CARTAS DE GOBERNADORES “Carta de Fernando Centeno Maldonado, Gobernador de Yucatán” Fechas: 1635-08-12 Signatura: MEXICO,360,R.1,N.4

66 Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 113-114

67 Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 116-117

68 Juan Francisco Molinas Solis “Historia de Yucatán durante la dominacion Española”. TOMO II, 1910, pag. 117-118

69 AGI: “Petición de Isabel de Carvajal de encomienda para su hija” Signatura: FILIPINAS,41,N.39 Fecha creación: 1637-10-02 Código de referencia ES.41091.AGI/25//FILIPINAS,41,N.39

70 AGI: FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1662-02-11. Signatura: MEXICO,244,N.25. Fogli: Bloque 2 Recto 4, Recto 5

71 AGI: “Petición de Isabel de Carvajal de encomienda para su hija” Signatura: FILIPINAS,41,N.39 Fecha creación: 1637-10-02 Código de referencia ES.41091.AGI/25//FILIPINAS,41,N.39

72 AGI: “Consulta sobre merced a Isabel de Carabeo” Signatura: FILIPINAS,2,N.6Fecha creación: 1637-12-01, Madrid Otras fechas: 1638 Código de referencia: ES.41091.AGI/25//FILIPINAS,2,N.6

73 AGI: “Concesión sobre la encomienda de Fernando Centeno Maldonado” Signatura:FILIPINAS,347,L.2,F.37V-41R Fecha creación: 1638-02-27 , Madrid Código de referencia: ES.41091.AGI/25//FILIPINAS,347,L.2,F.37V-41R

74 AGI: “Orden de cobrar a Isabel de Carabeo por encomienda” Signatura: FILIPINAS,347,L.2,F.41R-42R Fecha creación: 1638-02-27, Madrid Código de referencia: ES.41091.AGI/25//FILIPINAS,347,L.2,F.41R-42R

75 AGI: “Orden sobre cobro por una merced de encomienda” Signatura: FILIPINAS,347,L.2,F.52V-53RFecha creación: 1638-05-06, Madrid Código de referencia: ES.41091.AGI/25//FILIPINAS,347,L.2,F.52V-53R

76 AGI: Cumplimiento de la obligación contraida por Isabel Carabeo. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1650-03-11. Signatura: FILIPINAS,347,L.3,F.305V-306V

77 Archivo Histórico Nacional: Consultas y pareceres dados a S.M. en asuntos de gobierno de Indias , Vol. I.

Archivo: Archivo Histórico Nacional. Fechas: 1586 / 1678. Signatura: CODICES,L.752

78 AGI: FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1662-02-11. Signatura: MEXICO,244,N.25. Bloque 1, 1 Recto

79 AGI: FERNANDO CENTENO Y DIEGO OREJON OSORIO. Archivo: Archivo General de Indias. Fechas: 1662-02-11. Signatura: MEXICO,244,N.25. Fogli: Bloque 2 Verso 7, Verso 8

SCARICA LA VERSIONE IN PDF:

This post is also available in: English

Marco Ramerini

I am passionate about history, especially the history of geographical explorations and colonialism.