CAPITOLO SECONDO: LA CONQUISTA DI TERNATE
CAPITOLO SECONDO: LA CONQUISTA DI TERNATE

Molucche 2 – La conquista di Ternate, 1606

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Gli spagnoli nelle Isole Molucche: 1606-1663/1671-1677. La storia della presenza spagnola nelle isole delle spezie

Scritto da Marco Ramerini. 2005-2020/23

CAPITOLO SECONDO: LA CONQUISTA DI TERNATE

LA PREPARAZIONE DELLA SPEDIZIONE DI D. PEDRO DE ACUÑA

La risposta spagnola, questa volta, non tardò ad arrivare. Il governatore delle Filippine, D. Pedro de Acuña, in un documento1, senza data, presente nell’archivio “General da Indias” di Siviglia, elenca i motivi e i benefici per cui gli spagnoli dovrebbero organizzare una spedizione per recuperare la fortezza di Ternate:

  1. Il rinnovo della fede cristiana, sia nell’isola di Ternate come nelle isole vicine.
  2. Il recupero dell’antica reputazione, persa dopo che i portoghesi furono scacciati da Ternate.
  3. La possibilità di poter controllare il commercio dei chiodi di garofano, che crescono solamente in queste isole.2
  4. Il beneficio di poter ricevere le rendite dell’isola.
  5. Ternate può essere un ottima base per poter occupare le isole di Mindanao e Solo, che si trovano lungo il cammino tra Manila e Ternate.

Acuña inoltre indica che essenziale per la buona riuscita dell’impresa, è il segreto e le brevità dell’operazione, in modo da cogliere il nemico di sorpresa. Egli consiglia di usare come base per la preparazione dell’impresa Manila, essendo Ternate più vicina e più facilmente raggiungibile dai possedimenti spagnoli che dall’India portoghese. La proposta di Acuña venne favorevolmente accolta dal Re di Spagna. 3

Il 19 giugno 1604 salpò da San Lucar de Barrameda alla volta della Nuova Spagna la spedizione guidata da Juan de Esquivel inviata dal Re appositamente per la spedizione di Ternate. 4

Il 25 febbraio 1605, giunse nel porto di Cavite nelle Filippine una nave dalla Nuova Spagna. Questa nave era portatrice degli ordini reali favorevoli alla spedizione da intraprendere nelle Molucche, il patacco portò inoltre informazioni al governatore del prossimo arrivo di truppe dalla Nuova Spagna per effettuare l’impresa. Nella stessa nave arrivarono anche due compagnie di soldati, circa 200 fanti destinati a partecipare alla spedizione e inviati dal Vice Re della Nuova Spagna.

Il grosso della spedizione guidato da Juan de Esquivel, era stato inviato direttamente dalla Spagna ed era partito dal porto di San Lucas de Barrameda, da li era giunto nella Nuova Spagna, passando per Città del Messico. I soldati a bordo di due navi, partirono dal porto di Acapulco nella Nuova Spagna il 22 di marzo del 1605, e giunsero nelle Filippine il 9 giugno 1605. La traversata fu fortunata, nonostante che le navi fossero partite con po’ di ritardo rispetto alle previsioni e avessero trovato anche brutto tempo, nella traversata morì un solo soldato. A bordo erano 650 uomini inquadrati in 8 compagnie, 7 delle quali, su ordine di Acuña, erano state fatte sbarcare nel porto di Ybalon e poi il giorno dopo da lì trasportate nell’isola di Panay alla Villa di Arevalo (Oton) dove erano stati preparati i viveri per il loro sostentamento.

Il 18 giugno, il maestro di campo Juan de Esquivel, giunse a Manila per incontrare Acuña. Durante i sette mesi che Esquivel passò a Manila assieme ad Acuña, il comando delle sette compagnie di soldati che con lui erano giunte dalla Spagna e che erano state inviate nell’isola di Panay, venne affidato a Lucas de Vergara. 5

Poco dopo l’arrivo delle truppe arrivarono a bordo di una nave anche 4 pezzi d’artiglieria fusi nella Nuova Spagna. Nonostante che il numero dei soldati inviati (in totale giunsero circa 850 soldati) era di molto inferiore ai 1.500 soldati che Acuña aveva richiesto, egli rimase favorevolmente impressionato dall’alta qualità delle truppe inviate. Tali truppe vennero poi integrate da alcune compagnie di soldati della guarnigione6 e da soldati pampangos, Acuña riferendosi ai soldati pampangos, li descrive come ottimi soldati (archibugieri e moschettieri) specilmente se affiancati a soldati spagnoli. Egli inoltre esprime la sua volontà di partecipare con la sua personale presenza all’impresa.

Per quello che riguarda il materiale da guerra, dei 500 quintali di polvere richiesti da Acuña vennero inviati soltanto 235 quintali di polvere e 100 quintali di salnitro, di questo Acuña si lamenta dicendo che sarà costretto ad usare quello immagazzinato nei magazzini di Manila. Le lamentele non finiscono qui, infatti anche il denaro inviato (60.000 pesos) è una misera cosa rispetto alle spese da sostenere, infatti erano stati promessi 120.000 pesos.

Conosciuto il favorevole parere del re riguardo alle spedizione da lui proposta nelle Molucche, Acuña, immediatamente si dedicò a organizzarne i preparativi, fece costruire nei cantieri delle Filippine delle galee (secondo lui la forma più efficace di difesa di queste isole), e agli inizi di luglio già 5 galee erano pronte: le galea ammiraglia aveva 22 sedili, la galea “patrona” cioè le seconda in comando ed un altra galea avevano 19 sedili ognuna e le altre due erano dotate di 17 posti.

Le galee che vennero costruite non erano molto larghe e questo fu fatto principalmente per due motivi, uno era quello della presenza di numerosi banchi corallini e di scogli affioranti nei mari delle isole che rendeva di difficile utilizzo navi di grandi dimensioni, l’altro motivo e forse il più importante era quello di mantenere bassa la spesa di gestione di queste navi e quindi per far ciò fu deciso di limitare il numero dei rematori. Il governatore si mostrò molto soddisfatto di queste galee, costruite grazie all’aiuto di un abile ed esperto caposquadra, sostituito alla sua morte da un altro esperto costruttore originario di Genova (egli aveva già costruito una galea a Cartagena).

A Manila, la capitale dei possedimenti spagnoli delle Filippine, c’èrano anche persone che volevano intromettersi nell’organizzazione della spedizione. Acuña infatti critica l’atteggiamento tenuto dall’arcivescovo e da Don Antonio de Rivera Maldonado, revisore dell’Audiencia, la critica che il governatore porta loro è quella di volersi immischiare di temi, come quelli di guerra, di cui non hanno competenza e che sono fuori dai loro compiti.

Secondo le intenzioni del governatore alla spedizione dovevano prendere parte: 4 delle galee costruite; un grosso vascello (di 700 tonnellate) per il trasporto delle truppe e delle provviste; un vascello di medie dimensioni (di 250 tonnellate); 3 navi leggere (di 150 o 130 tonnellate); 7 brigantini; 5 “lorchas”; 5 giunchi (vascelli costruiti come fanno in Cina e Giappone) utilizzati per il trasporto di provviste. Tutte queste imbarcazioni erano quelle che Acuña pensava di equipaggiare per conto del re, oltre a queste si dovevano aggiungere altre 7 o 8 barche equipaggiate da privati cittadini. Tutta questa flotta venne raccolta nel porto di Oton nell’isola di Panay.

Acuña decise di partire alla testa della spedizione alla fine di gennaio o all’inizio di febbraio del 1606, che sono i mesi più propizi per navigare dalle Filippine alle Molucche. La priorità della spedizione doveva essere la conquista dell’isola di Ternate, l’intenzione è quella di fare di Ternate la base per la conquista di tutte le Molucche e delle isole Banda, in modo da tagliare alle fonte la base del commercio olandese. 7

LA CONQUISTA OLANDESE DI AMBON E TIDORE

Nel frattempo, come abbiamo già narrato nel primo capitolo, mentre si svolgevano i preparativi della spedizione, le due fortezze che i portoghesi avevano a Tidore e Ambon, vennero catturate dagli olandesi. Ambon cadde senza combattere il 23 febbraio 1605 (il mercoledi delle ceneri), questo sembra dovuto principalmente a causa della condotta codarda del capitano della fortezza Gaspar de Melo e all’interesse personale di alcuni casados portoghesi, che miravano alla salvaguardia dei loro beni. Gli olandesi ricostruirono il forte portoghese e lasciarono come guarnigione 130 soldati.

Dopo la conquista di Ambon, da parte degli olandesi, essi permisero ai due gesuiti lì residenti (Lourenço Masonio e Gabriel da Cruz) di restare nell’isola per continuare la loro missione di evangelizzazione. Ma dopo poco più di due mesi (“a mediado el mes de Mayo”), cambiarono idea e costrinsero i due gesuiti con altre 280 persone ad imbarcarsi su di una “pequeña y mala embarcacion” per le Filippine dove dopo trentanove giorni di navigazione sbarcarono nell’isola di Cebu. Il padre Antonio Pereira, invece continuò a risiedere a Siao e il padre Jorge de Fonseca a Bachão. 8

Cinque delle navi olandesi che avevano catturato Ambon, fecero poi rotta verso Tidore dove giunsero il 5 maggio. I portoghesi della fortezza di Tidore, comandati da Pedro Álvares de Abreu, non si arresero alla vista delle navi, ma costrinsero gli olandesi a combattere, la fortezza venne bombardata per due giorni, il terzo giorno gli olandesi tentarono di entrare nel forte, ma vennero respinti dopo una dura lotta, ma a questo punto la sfortuna si accanì contro i portoghesi. L’episodio chiave fu lo scoppio della polveriera del forte, che provocò la morte di molti difensori e un enorme squarcio nelle mura del forte. I pochi portoghesi superstiti si rifugiarono nella città del re di Tidore, dove con l’aiuto del Re di Tidore trattarono la resa. Gli olandesi dettero ai superstiti (tra loro anche il gesuita Luis Fernandes, superiore della missione gesuitica delle Molucche) alcune imbarcazioni con le quali si trasferirono a Oton nell’isola di Panay. 9 Tidore venne conquistata dagli olandesi il 19 maggio 1605.

I frati portoghesi che si erano rifugiati a Manila, ritornarono alle Molucche nel 1606, con l’armata spagnola guidata dal governatore D. Pedro de Acuña. 10

Per seguire meglio i preparativi dell’armata, il 29 ottobre 1605, Acuña giunse alla Villa de Arévalo.

LA COMPOSIZIONE DELLA FLOTTA DI D. PEDRO DE ACUÑA

La flotta di Acuña, salpò il 15 febbraio 160611 dal porto di Iloilo (Oton, Arévalo) nell’isola filippina di Panay. La flotta spagnola era composta secondo alcuni documenti da 37 imbarcazioni12, erano a bordo delle navi 1015 (mil e quinze) soldati spagnoli e portoghesi, 353 soldati indigeni oltre a 450 tra ufficiali, marinai e frati (domenicani13, gesuiti, quattro francescani e tre agostiniani14). C’erano poi 1330 forzati per le 4 “galés” 15. Della flotta facevano parte anche 3 “galiotas” portoghesi due delle quali provenienti da Malacca, con a bordo 100 portoghesi.16

Mentre Esquivel in una sua lettera indica che parteciparono alla spedizione le seguenti 32 imbarcazioni: 5 “naos” o “nauios”, 4 “galés”, 12 “fragatas”, 2 “champanes”, 2 brigantini, 4 “lorchas”, 2 “lanchas”, un battello per sbarcare l’artiglieria. 17

Secondo la “Relación de la Contaduría de la dicha armada, fecha en Ilo-Ilo a 12 de enero de 1606”, più precisa e dettagliata degli altri documenti, il totale degli uomini che parteciparono alla spedizione era di 3095, di questi 1423 erano soldati e marinai spagnoli, 344 erano soldati pampangos e tagalos, 679 erano indios, 649 erano rematori. 18

I soldati spagnoli erano inquadrati in 14 compagnie, 4 compagnie erano state reclutate in Andalusia, 8 compagnie erano della Nuova Spagna e 2 erano state reclutate a Manila. I nomi dei capitani di queste compagnie erano: Juan Tejo (capitano della compagnia del maestro di campo), Pascual de Alarçon, Pablo Garrucho de la Vega, Lucas de Guevara, Pedro Sevil de Grigua, Esteban de Alcazar, Martin de Esquivel, don Rodrigo de Mendoza, Pedro Delgado, Bernardino Alfonso, Cristobal de Villagra, Juan Guerra de Cervantes. I pampangos erano inquadrati in 4 compagnie con capitani: don Guillermo, don Francisco Palaut, don Agustin Lonot e don Luis. Mentre i tagalos avevano una compagnia di 36 uomini capitanata da don Juan Lit. Sempre secondo la stessa “Relación” le imbarcazioni partecipanti alla spedizione erano in totale 33. 19

Erano presenti 5 navi (naos): Tra questa la nave “capitana” era la Jesús Maria di 800 tonnellate, capitanata da Juan de Urbina. C’era poi la nave “almiranta”, che era la Nuestra Señora de la O. da 160 tonnellate, capitanata da D. Gil de Carranza. Le altre navi erano la Nuestra Señora de la Concepción di 160 tonnellate capitanata da Nicolas de la Cueva e dove Vergara aveva il titolo di capo della gente di mare e guerra 20. La San Idelfonso di 150 tonnellate capitanata da Antonio Carreño de Valdés. La Santa Ana di 100 tonnellate capitanata da Pedro de Irala.

Le galere e le galeotte partecipanti alla spedizione erano 7: La “capitana” dove era imbarcato il governatore Acuña, la “Patrona”, la “Purificación”, la “San Ramón”, la “Napolitana”, la galeota “San Luis” e il brigantino “San Agustín”.

C’erano poi 6 imbarcazioni di privati: Quelle dell’alfiere Coronilla, di Miguel de Gandia, del maestro di campo dei pampangos, del capitano degli indios pampangos don Luis Conti, di don Pedro Mendez e del capitano Juan de Gara. Su queste imbarcazioni erano stati caricati molti viveri. Altre navi cariche di viveri erano le 5 fregate. Presero parte alla spedizione anche le 2 lance inglesi con le quali erano arrivati a Cebú i portoghesi fuggiti da Tidore. C’erano 4 “funcas” (probabilmente giunchi): cariche di gente e viveri. Poi 3 galeotte portoghesi: Una era quella utilizzata dal comandante della fortezza di Tidore, Pedro Alvarez de Abreu, per raggiungere le Filippine, le altre due erano quelle capitanate dal capitan maggiore João Rodrigues Camelo che erano state inviate dal generale André Furtado de Mendonça per soccorrere la fortezza di Tidore. C’era infine una grande chiatta che doveva essere utilizzata per sbarcare l’artiglieria. L’intera flotta era armata con 75 pezzi d’artiglieria.

Gli incarichi principali erano i seguenti:

Il generale Juan Xuarez Gallinato era “del Consejo”.

Il sergente maggiore Cristoval de Azcueta era ammiraglio della flotta.

L’ ingegnere maggiore Cristobal de Leon era capitano della guardia di onore di Acuña (Leon era anche capitano dell’artiglieria, alla sua morte venne nominato al suo posto come capitano d’artiglieria, Esteuan de Alcasar, che con questa carica servì durante la conquista di Ternate 21.

Juan Ortiz era “contador” dell’armata.

Antonio de Ordaz era tesoriere dell’armata.

Fr. Juan de Tapia era cappellano maggiore dell’armata.

Antonio de Oliveira era pilota maggiore dell’armata.

José Naveda era scrivano dell’armata.

Miguel de Estrada era medico e chirugo maggiore. 22

LA TRAVERSATA E L’ARRIVO NELLE MOLUCCHE

Il 18 febbraio 1606, la flotta giunse nel porto della Caldera nell’isola di Mindanao, dove venne fatta scorta di acqua e dove si tentò di riparare la grossa nave capitana, la Jesús Maria, dove era imbarcato anche il maestro di campo Juan de Esquivel, che imbarcava acqua. Ma il 21 febbraio, nonostante i tentativi dei marinai le falle nello scafo ne provocarono l’affondamento. Venne comunque salvata tutta l’artiglieria e le munizioni che trasportava oltre a tutto l’equipaggio, la nave venne bruciata e vennero perfino recuperati i chiodi e i bulloni dello scafo. Esquivel allora si imbarcò sulla nave Nuestra Señora de la Concepción, che per questo motivo divenne la nave “capitana”. Il 26 febbraio la flotta riprese il largo verso le Molucche, con l’ordine di raccogliersi nel porto di Talangame a Ternate. 23

A causa delle tempeste, le navi si dispersero durante la traversata e arrivarono scaglionate a Tidore, solo una sbarcò per sbaglio nell’isola di Mayu, un’isola appartenente a Ternate, e li, gli spagnoli vennero quasi tutti uccisi. Alla metà di marzo le prime imbarcazioni della flotta iniziarono ad arrivare a Tidore.

ALCUNI OLANDESI SONO CATTURATI A TIDORE

Nell’isola di Tidore, gli olandesi avevano fondato una fattoria e vi avevano lasciato soltanto un fattore e tre marinai. Essi vennero catturati dagli spagnoli senza offrire resistenza. Nella fattoria olandese gli spagnoli trovarono 2.000 ducati, della mercanzia e molte armi.24

Il 16 marzo 1606, gli spagnoli interrogarono uno degli olandesi che erano stati catturati nella fattoria olandese di Tidore. L’interrogatorio venne condotto da Christoval Azcueta Minchaca, sergente maggiore del reggimento del maestro di campo Juan de Esquivel, che era comandante reale della flotta. L’olandese era un marinaio di nome Joan ed era un nativo della città di Amberes (Anversa), il fattore della fattoria si chiamava invece Jacome Joan 25 ed era nativo della città di Absterdaem (Amsterdam). Gli altri due olandesi presenti erano marinai, uno di nome Pitri (Pedro Yanson, mozzo della nave “San Idelfonso”26) era originario di Yncussa (Enkhuizen), l’altro di nome (soprannome) Costre 27 (Cornieles Endrique, anch’egli della nave “San Idelfonso”28) era nativo di Campem (Campen).

L’interrogato, Joan, era arrivato nelle Molucche con la spedizione che aveva catturato i forti portoghesi di Amboina e Tidore. Egli dichiara che da 8 mesi risiedeva a Tidore. Il fattore di Tidore, Jacome Joan, invece aveva risieduto a Ternate da 5 anni. Secondo queste dichiarazioni, il re di Tidore all’indomani della presa del forte portoghese aveva giurato fedeltà agli olandesi e aveva richiesto la loro protezione, offrendo loro la costruzione di un forte dove poter far stazionare le truppe per la difesa dell’isola, ma dal momento che il comandante29 della flotta olandese, che aveva conquistato il forte portoghese non aveva abbastanza uomini da lasciare a guarnigione dell’isola, su specifica richiesta del re venne deciso di lasciare alcuni olandesi in una fattoria per commerciare.

Il re di Tidore, in quell’occasione, si impegnò anche a difendere gli olandesi rimasti sull’isola ed a commerciare i chiodi di garofano esclusivamente con gli olandesi. L’olandese informò poi gli spagnoli dello stato di guerra in atto tra Tidore e Ternate. Egli infine descrisse agli spagnoli lo stato delle difese della città di Ternate: L’altezza delle mura della città era di 4 “estados”, mentre l’artiglieria non era all’interno del forte ma era stata immagazzinata in una casa per preservarla dalla pioggia, inoltre a difesa della città c’erano 2.000 guerrieri armati con archibugi, moschetti, “campilanes”, “petos” e “morriones”. 30

A Tidore gli spagnoli furono testimoni di un eclisse di Luna. 31 C’è un riferimento a questo eclisse nel manoscritto di Don Diego de Prado “…il 22 di marzo la Luna fu eclissata di colore rosso tendente al nero, l’eclisse iniziò alle 8 della sera e terminò alle tre del mattino. Parlando in seguito a Ternate di questo eclisse con il maestro di campo Juan de Esquivel egli disse che la nostra armata era in rotta verso Ternate, quando essi videro l’eclisse e dopo la conquista dell’isola il Sultano di Ternate disse che l’eclisse denotava e annunciava la perdita della sua nazione e che egli era un uomo di grande reputazione in questioni di Luna.” 32

Il governatore D. Pedro de Acuña, con le “galés”, fu l’ultimo ad arrivare, le sue navi per un errore del pilota avevano perso la rotta ed erano arrivate nell’isola di Celebes, da qui dovettero lottare contro le correnti e a forza di remi, giunsero a Ternate nel giorno di Pasqua: il 26 marzo 1606. Le galee sostarono a Talangame (il porto di Ternate), dove pensavano di trovare il resto della flotta, e dove invece trovarono una nave olandese di 900 tonnellate, la West-Vriesland (il capitano della nave era un certo Gertiolfos 33, armata di 30 pezzi d’artiglieria, che si trovava ancorata in quel porto e con la quale ebbero un breve scontro. Acuña venne informato da alcuni indigeni che la flotta spagnola era ancorata nel porto di Tidore, che dice Acuña “el Maese de Campo estava en el puerto de Tidore que está como dos leguas y media”.

Il 27 marzo anche Acuña ancorò a Tidore, dove trovò il resto della flotta, e dove però il re dell’isola era assente.

L’ATTACCO SPAGNOLO A TERNATE

Acuña a questo punto decise, saggiamente, dopo un consiglio di guerra con i suoi capitani, che era inutile perdere tempo e forze con la nave olandese, ed era meglio sferrare l’attacco diretto alla fortezza. Gli spagnoli attesero per alcuni giorni l’arrivo del re di Tidore, ma poi non vedendolo arrivare decisero di attaccare la fortezza di Ternate senza attendere oltre.

Acuña aveva deciso di sbarcare le sue truppe tra il forte di Nuestra Señora e un altro che i ternatesi avevano, ma l’avviso di un rinnegato di non sbarcare in quel punto fece si che l’alfiere Pedro de Heredia venisse inviato da Acuña a studiare il luogo dove gli spagnoli pensavano di effettuare lo sbarco ed a spiare i forti che il nemico aveva sull’isola, in modo da poter conoscere meglio la situazione e imbastire un piano accurato per evitare meno danni possibili alle truppe durante lo sbarco. 34

Il 31 marzo mentre le navi spagnole si dirigevano verso Ternate, incontrarono le imbarcazioni con il re di Tidore35, egli, eterno nemico di Ternate, si alleò prontamente con gli spagnoli. Alle truppe spagnole si unirono il giorno seguente anche diversi soldati del re di Tidore. 36 Il 31 marzo 1606, Acuña, portò l’intera flotta nelle vicinanze della fortezza di Ternate, ad un tiro di cannone dal forte chiamato di Nuestra Señora. 37

LO SBARCO A TERNATE

Il giorno seguente, 1 aprile 1606, mezzora dopo l’alba, gli spagnoli iniziarono a sbarcare, allo sbarco ebbe parte attiva anche il frate agostiniano Fra Antonio Flores, che con una galea aiutò le truppe durante lo sbarco, cannoneggiando i nemici. La galera capitana, su cui era imbarcato Pedro de Heredia, doveva nei piani essere utilizzata durante lo sbarco delle truppe per tenere a bada la nave olandese con artifici di fuoco, ma non ci fu bisogno di questo. 38 Heredia non svolse un ruolo attivo nella seguente battaglia, essendo a bordo della galea capitana.

A causa della conformazione del terreno lungo la costa, che presentava solo una stretta striscia di terra che permetteva la marcia di solo 5 soldati per volta, Acuña, decise intelligentemente di far sbarcare le truppe cercando di evitare lo scontro diretto con i nemici, al tempo stesso inviò alcuni indios ad aprire un sentiero nell’interno “por un monte muy espesso” con lo scopo di obbligare i ternatesi a dividere le proprie truppe, che stavano trincerate in un passo lungo la costa, essi furono quindi costretti per paura di venir accerchiati a ritirarsi nel forte senza poter combattere, lasciando libero il passo, la cui conquista era invece costata molto alle truppe di Furtado de Mendoça che nel 1603 avevano tentato la conquista di Ternate.

Gli spagnoli, a meno di un ora dopo lo sbarco, alle 9 della mattina, giunsero con le loro truppe di avanguardia, guidate dal capitano Juan Juárez (Xuárez) Gallinato, e composte da 439 compagnie di fanteria (uno dei 4 capitani dell’avanguardia era Vergara), a un tiro di moschetto (o archibugio, secondo Esquivel) dalle mura del forte di Ternate. Il capitano Lucas de Vergara assieme ad alcuni soldati, si occupò del delicato compito di riconoscere le fortificazioni nemiche, che secondo la sue osservazioni erano molto basse e di pietra senza calce, per cui poco robuste e facilmente conquistabili secondo il suo parere. 40 Tra coloro che presero parte a questo riconoscimento delle fortificazioni nemiche c’era anche Pedro de Hermua, che si occupò di esplorare le difese nemiche sul lato del mare in particolare quelle posizionate sul baluarte di Nuestra Señora. 41 Il re di Tidore seguiva al fianco di Acuña lo svolgersi della battaglia.

LA CONQUISTA DI TERNATE

Decisivo per lo sviluppo della battaglia sembra sia stata la conquista da parte degli spagnoli di quattro alberi dove i ternatesi avevano posizionato delle sentinelle, infatti una volta sloggiate le sentinelle nemiche e posizionati a loro volta soldati spagnoli sugli alberi, le sentinelle furono utilissime per far muovere rapidamente le truppe durante le battaglia. I soldati sugli alberi con la buona visuale che avevano potevano agevolmente avvertire le truppe a terra, impegnate nella battaglia, di eventuali punti deboli dello schieramento nemico.

Visto che i ternatesi stavano fortificandosi sul baluarte “Cachil Tulo”, gli spagnoli decisero di disturbarli con cariche di moschetteria e per meglio far ciò decisero di prendere una posizione elevata (“lugar elevado” o “sitio eminente” o “eminencia”) che era situata nelle immediate vicinanze del baluarte, a destra dalla muraglia di fronte al baluardo “Cachil Tulo”, a tale scopo fu inviato il capitano Juan de Cubas con 30 moschettieri egli con grande difficoltà riuscì a raggiungere il luogo. Nel frattempo un gruppo di ternatesi che era uscito dal forte e sul lato del mare aveva attaccato le truppe spagnole, si accorse della manovra spagnola. Allora le truppe ternatesi attaccarono con impeto il piccolo distaccamento comandato da Cubas. A causa della difficoltà in cui si trovava il piccolo distaccamento di moschettieri, alcune truppe spagnole (50 “picas”, probabilmente comandate da Vergara) accorsero in aiuto del disperato capitano, a questo punto una nuova sortita in direzione del mare fu effettuata dai difensori del forte, ma prontamente le sentinelle sugli alberi avvertirono di questa mossa e le truppe spagnole, che probabilmente erano guidate dal capitano Cervantes, riuscirono a bloccare la loro avanzata e addirittura a metterli in rotta.

Altri rinforzi comandati da Cristoval de Azcueta, tra cui diversi achibugeri e 50 alabardieri, vennero allora inviati come rinforzo al capitano Juan de Cubas che continuava con i suoi uomini a difendere disperatamente la posizione conquistata. Dopo poco i ternatesi erano in rotta verso la muraglia della città, allora Acuña ordinò alle sue truppe di attaccare le truppe in ritirata e assalire le mura, cosa che gli spagnoli fecero con grande impeto, le mura furono scalate e i primi a raggiungerle furono i capitani Juan de Cubas e Cervantes42, in quest’occasione, Cervantes fu colpito da una lancia e morirà 5 giorni dopo, anche Cubas durante la scalata delle mura venne ferito per due volte, una al petto e l’altra al piede. 43

I ternatesi per fortuna degli spagnoli non ebbero neanche il tempo di rifugiarsi nel vecchio forte portoghese, cosa che avrebbe creato non poche difficoltà agli assalitori, anche se per i canoni del tempo il vecchio forte portoghese costruito nel 1521 era già superato. Esso viene descritto da Argensola come “fuerza pequeña y edificada en tiempos menos maliciosos”, mentre Acuña la definisce “pequeña y vieja”.44 Probabilmente la mancata resistenza dei ternatesi all’interno del forte fu dovuta all’impeto con cui gli spagnoli si scagliarono all’interno delle mura della città dopo la conquista del bastione di Cachil Tulo, in modo particolare Lucas de Vergara fu il primo spagnolo ad entrare nella fortezza principale, che era la casa del Re (cioè il vecchio forte portoghese), facendo fuggire i nemici dalle finestre, e a porvi la bandiera spagnola.

All’interno della fortezza vennero trovate dagli spagnoli munizioni e armi. Grazie alla coraggiosa condotta di Vergara anche le ultime possibilità di resistenza dei ternatesi vennero spazzate via. Vergara grazie al suo coraggio e alla sua condotta venne nominato sergente maggiore del campo di Ternate, sembra che quest’incarico fosse inizialmente per il sergente maggiore Azcueta, ma per scelta di Acuña venne affidato a Vergara. 45

La battaglia finale, sopra descritta, durò circa mezzora, ed un ora e mezzo dopo mezzogiorno46 la fortezza e la città di Ternate caddero in mano spagnola. La conquista della fortezza, ritenuta molto difficile visto i risultati delle precedenti spedizioni spagnole, causò la perdita di solo una quindicina di soldati mentre 20 furono i feriti. Gli spagnoli per prendere Ternate non sbarcarono nemmeno l’artiglieria. 47

Per quanto riguarda la conduzione finale dell’assalto della fortezza di Ternate, esistono due contrastanti versioni. La prima è quella fornita dagli spagnoli e sopra descritta.

La seconda versione, è la versione portoghese. Secondo i portoghesi, fu il capitano portoghese João Rodrigues Camelo a guidare l’avanguardia, lui e i soldati portoghesi al suo seguito conquistarono da soli la fortezza.48 Qualcosa di vero potrebbe esserci, Argensola ci dice che Acuña donò ai capitani portoghesi delle catene d’oro per il valore da loro mostrato nella presa della città.49 Ciò indica che l’apporto dei portoghesi nella conquista della città fu comunque importante.

La piccola compagnia di portoghesi guidata da Camelo, dopo la conquista di Ternate, ritornò a Malacca dove giunse nel luglio 1606, essi trovarono però la città assediata dalle imbarcazioni olandesi, si videro quindi costretti a tentare uno sbarco nella boscaglia vicino alla città, qui però gran parte degli uomini vennero uccisi o catturati dagli olandesi, dei 52 tornati da Ternate solo 25 riuscirono a raggiungere Malacca. 50

Molto probabilmente furono Camelo e i suoi portoghesi a portare a Malacca la lettera scritta da Acuña al Re e datata Ternate, 8 aprile 1606: “y ofreciéndose unas galeotas para Malaca no he querido dexar de escrivir en ellas estos renglones, para que Vuestra Magestad sepa este buen suceso”.

Gli spagnoli trovarono nella fortezza di Ternate, 43 “piezas grandes de bronce”51 “peças de colher”, più di 20 “falcões” e un grande numero di “berços”. Gran parte dell’artiglieria trovata era di origine portoghese, molto probabilmente quella catturata dai ternatesi nel 1575, ma era presente anche artiglieria di origine olandese e danese. Le condizioni della fortezza non erano delle migliori a questo proposito gli spagnoli progettarono di migliorarne subito le difese.52

Gli spagnoli a causa della rapida conquista della fortezza e dei pochi morti tra i loro soldati gridarono al miracolo sostenendo la mano della Madonna in questi eventi. 53

Anche a Ternate gli olandesi avevano stabilito una fattoria che venne occupata dagli spagnoli. In questo caso vennero catturati due olandesi.54

La città venne saccheggiata dagli spagnoli.

LA FUGA DEL SULTANO DI TERNATE

Il sultano di Ternate, Said Berkat (il suo nome per esteso era il seguente: Paduka Sri Sultan Said ud-din Barakat Shah), che era nato nel 1563, ed era diventato sultano di Ternate alla morte di suo padre (Paduka Sri Sultan Babu’llah ibni al-Marhum Sultan Hairun) il 25 Maggio 158355, riuscì a fuggire, a bordo di una “caracoa”, nel forte di Sabubú a Geilolo, nell’isola di Halmahera (Batachina). Anche alcuni olandesi (sembra 13 o 14) che avevano partecipato allo scontro fuggirono mettendosi in salvo. Dopo laconquista spagnola anche la nave olandese fuggì.

Fra Antonio Flores, che con la sua galea aveva ricevuto l’incarico di vigilare sulle caracoas che i ternatesi avevano protette dal banco corallino davanti alla città non riuscì a fermare la fuga delle 4 caracoas dove si era rifugiato il re, che riuscì a fuggire grazie alla maggiore velocità delle imbarcazioni, e anche a causa del sopraggiungere della notte. 56

I resti delle truppe di Ternate si rifugiarono nel forte di Tacome (Takome o Takomi) sulla costa NO di Ternate, dove vennero raggiunti, il 3 aprile, dalle truppe spagnole guidate dal capitano Cristobal de Villagrá e da alcune “caracoras” del re di Tidore, Kaicil Mole, alleato degli spagnoli. Qui il Kaicil Hamja e altri dignitari della corte di Ternate insieme ad alcuni olandesi si sottomisero agli spagnoli.

Il 2 aprile, venne innalzato un altare e con una solenne manifestazione religiosa il governatore Acuña battezzò la città di Ternate come Ciudad del Rosario (Nuestra Señora del Rrosario de Terrenate) e il forte principale come forte del Rosario, inoltre venne istituita in quell’occasione la confraternita del Rosario (Confradía de Nuestra Señora del Rosario). Venne così mantenuta la promessa fatta da Acuña, prima della partenza della spedizione da Otón, di chiamare la prima città catturata al nemico “ciudad del Rosario”. 57

LA RESA DEL SULTANO DI TERNATE

Acuña, inviò quindi il capitano Cristobal de Villagrá con il Kaicil Hamja (Amuja) accompagnato da Paulo de Lima, un portoghese “natural destas islas” (nativo di Ternate), a Geilolo per trattare con il sultano. Essi riuscirono a convincere Said Berkat (chiamato dagli spagnoli Sultán Zaide) a sottomettersi agli spagnoli e a presentarsi al castello di Ternate, cosa che egli fece il 9 aprile 1606, accompagnato dal figlio e suo erede, e da molti suoi dignitari.

Il 10 aprile nella fortezza di Ternate, il sultano di Ternate firmò le capitolazioni58 con cui consegnava agli spagnoli le fortezze che egli possedeva: Xilolo (Jilolo), Sabubú, Gamocanora, Tacome, i forti di Maquién, i forti di Sula “e las demás”, i forti citati dovevano essere consegnati agli spagnoli con tutte le armi e le munizioni. Passavano alla Spagna anche tutti i villaggi della Batachina del Moro (Halmahera) come anche le isole di Morotai (Marotay) e Herrao. Il sultano faceva atto di vassallaggio al Re di Spagna. Per mettere in pratica queste capitolazioni, il sultano si impegnava ad inviare nei luoghi su indicati assieme alle truppe spagnole anche suo cugino, il cachil Amuja. Le capitolazioni vennero firmate dal sultano Zaide, dai capitani Juan Xuárez Gallinato e Cristóbal de Villagra e dal portoghese “natural destas yslas” Paulo de Lima che svolse il ruolo d’interprete.

In esecuzione di tali accordi partirono da Ternate due galere con a bordo il capitano Cristóbal de Villagrá e i soldati della sua compagnia oltre a una parte della compagnia del defunto Cervantes insieme al principe di Ternate cachil Amuja. Le due galere si diressero prima alle fortezze di Tacome (Tacame) e Sula nell’isola di Ternate e ne presero formalmente possesso, il 13 aprile 160659. Poi si diressero all’isola di Halmahera dove, il 14 aprile fu preso possesso della fortezza di Xilolo, il 17 aprile fu preso possesso di Sabubú e infine il il 19 aprile di Gamocanora.60

Dopo la caduta in mano spagnola del forte di Ternate, i re di Tidore, Bacan e il sangace di Alabua (Labuha, vassallo del re di Bachan) stipularono con gli spagnoli dei trattati di vassallaggio, in questi trattati vennero riconosciute condizioni di favore alla religione cristiana.61

Gli spagnoli restituirono a coloro che avevano dimostrato fedeltà nei loro confronti e cioè ai re di Tidore, Bachan e Siao e anche a Paulo de Lima (che li aveva aiutati nelle trattative con il sultano di Ternate), i loro possedimenti nelle isole vicine.62 Al re di Tidore vennero concessi oltre agli otto villaggi di Makian che erano appartenuti a Tidore, anche i 9 villaggi dell’isola di Maquién che appartenevano Ternate. Mentre al re di Bachán vennero concesse le isole di Cayoa, Adoba e Bailora e dei posti nelle vicinanze di Amboino (Lucobata, Palomata e altri). Al sangage cristiano di Labua, Ruy Pereira, venne riconosciuto il possesso dell’isola e villaggio di Gane, situata nelle vicinanze di Labua e luogo di nascita dello stesso sangage. 63 Il sultano di Tidore, offrì sottomissione alla Spagna e promise anche di far costruire una fortezza spagnola a Tidore. A guarnigione dell’isola di Tidore vennero lasciati 100 uomini al comando del capitano Alarcón.64

La chiesa che i gesuiti portoghesi avevano avuto a Ternate, venne loro restituita, essa era di pietra e calce e in buone condizioni (anche se era senza tetto e piena di terra e immondizie65). Era questa chiesa la vecchia chiesa portoghese di São Paulo (San Pablo), che era stata dotata di terrapieno dai ternatesi per meglio difendersi dagli spagnoli.66 Mentre la casa dei gesuiti, è in pessime condizioni e secondo la lettera di frate Lorenzo Masonio, dovrà essere “rinnovata dai cementi”.67 La chiesa viene descritta come grande e capace, essa verrà dotata, negli anni successivi, di un coro spazioso ornato di un grande e bel sacrario dorato con una custodia di argento. 68

Dopo la conquista restarono a Ternate un frate domenicano, Andrés de Santo Domingo; due frati francescani, frate Alonso Guerrero e il fratello laico Diego de Santa Maria69; quattro gesuiti e un frate laico (Luis Fernades, Gabriel Rengifo da Cruz, Jorge de Fonseca, Lorenzo Masonio e il laico Giampaolo Mafrida), mentre un quinto gesuita, frate Antonio Pereira risiede a Siau.70 Anche due agostiniani rimasero a Ternate, essi erano frate Juan de Tapia e il frate laico Antonio Flores.71 Tra gli agostiniani dovrebbe essere rimasto a Ternate anche frate Roque de Barrionuevo, che ricoprirà la carica di priore di Ternate fino al 1608, egli scrisse anche un dizionario del dialetto dei Mardicas. 72

Ai due frati francescani, uno dei quali, il frate Alonso Guerrero è chirurgo, venne affidato l’ospedale di Ternate che viene installato nella moschea principale della città dove anche viene fondato il convento dei frati francescani. Mentre per il convento degli agostiniani viene utilizzata una casa di una sorella del re, infine i domenicani si stabiliscono in una casa di un cachil ricco.73

La presenza a Ternate, dei gesuiti portoghesi, che si erano rifugiati a Manila, dopo la caduta, nelle mani degli olandesi, delle ultime fortezze portoghesi di Tidore e Ambon, rappresenta l’unico legame ufficiale rimasto con il Portogallo, infatti essi erano ancora soggetti al Padroado della corona portoghese.

Alcuni dei gesuiti, si dedicarono alla conversione degli abitanti ed alla cura dei cristiani delle isole vicine a Ternate. Il frate Antonio Pereira si occupa dell’isola di Siau dove risiede; mentre frate Jorge de Fonseca risiede a Labuha (Bachan). All’isola di Moro si reca in visita frate Lorenzo Masonio, mentre frate Gabriel da Cruz fa naufragio quando è diretto ad Ambon. A Ternate resta soltanto il superiore Luis Fernandes con il fratello laico Giampaolo Mafrida.74

Dopo la conquista Acuña decise, per maggior sicurezza, di deportare a Manila il sultano con il principe, suo figlio, e tutti i suoi dignitari, in totale una trentina di persone.75 La decisione del governatore venne comunicata al sultano (che era sulla galera la “Purificación”) il 1 maggio 1606 dal gesuita Luis Fernándes. 76 Il governo del sultanato venne affidato, dal sultano in esilio, a due suoi zii (cachil Sugui e cachil Quipat) che vennero nominati governatori.77

Il sultano Said Berkat di Ternate, che, dopo la vittoria spagnola (1606) venne deportato a Manila, ritornò a Ternate nel 1611 insieme al governatore Juan de Silva, che sperava con la sua presenza di convincere i ternatesi ad allearsi con la Spagna e così eliminare gli olandesi dalle Molucche. Ciò non avvenne e il sultano venne di nuovo riportato, come vedremo, a Manila nel 1615, dove resterà fino alla sua morte, avvenuta nel 1628.78

Scritto da Marco Ramerini.

Questo studio è formato da 11 capitoli:

1: I primi contatti degli spagnoli con le Molucche

2: La conquista di Ternate

3: Il governo di Juan de Esquivel, Maggio 1606-Marzo 1609

4: Il governo di Lucas de Vergara Gabiria (che fa le funzioni), Marzo 1609-Febbraio 1610

5: Il governo di Cristóbal de Azcueta Menchaca (che fa le funzioni), Febbraio 1610-Marzo 1612

6: Il governo di D. Jerónimo de Silva, Marzo 1612-Aprile 1617

7: Il governo di Lucas de Vergara (Bergara) Gabiria (secondo termine), Aprile 1617-Febbraio 1620

8: Il governo di D. Luis de Bracamonte (che fa le funzioni), Febbraio 1620-1623

9: Il governo di Pedro de Heredia, 1623-1636

10: Il governo di D. Pedro Muñoz de Carmona y Mendiola (che fa le funzioni), marzo (?) 1636-gennaio 1640

11: Gli ultimi governatori spagnoli delle Molucche

12: Bibliografia

NOTE:

1 (Audiencia das Filipinas, Secular Legajo n°1, Doc. 43 “Pontos que D. Pedro de Acuña assinala para que Sua Majestade mande fazer a jornada das ilhas Molucas e as causas que há para assim se fazer, como também o que é necessário para a execução delas, e a utilidade e beneficios que dela se obteriam.”)

2 Cento anni dopo l’arrivo dei portoghesi, la produzione dei chiodi di garofano si era estesa anche ad altre isole, in particolar modo ad Ambon, nella parte occidentale di Ceram e nell’isola di Halmahera, quindi le 5 isole originarie non godevano più dell’esclusiva di questa spezia. (Prakash, Om “Restrictive trading regimes: VOC and the Asian spice trade in the seventeenth century” In: “An expanding world” vol. 11, p. 320)(De Silva, C. R. “The Portuguese and the trade in cloves in Asia during the sixteenth century” In: An expanding world vol. 11, p. 265)

3 Vedi: “Carta del Re ad Acuña, Valladolid, 20 giugno 1604” nella quale viene ordinato ad Acuña di fare la spedizione a Ternate. Citata nella lettera di Esquivel: (AGI: Patronato, 47, R.22 “Carta de Juan de Esquivel al Rey progresos islas del Maluco, 31-03-1607”)

4 (AGI: “Carta de Juan de Esquivel al Rey llegada a islas Molucas. Terrenate, 09-04-1606” Patronato,47,R.2)

5 (AGI: “Carta de Juan de Esquivel al Rey,llegada a Filipinas, 06-07-1605” Patronato,47,R.1) (AGI: “Informaciones Lucas de Vergara Gaviria, 1611” Filipinas,60,N.12)).

6 Saranno 250 i soldati del presidio di Manila che prenderanno parte alla spedizione (Lettera di Don Agustín de Arceo al Re, 10 luglio 1606 pubblicata in Pastells “Historia general de Filipinas” tomo V, p. ccxvi)

7 (“Lettera di Acuña a Felipe III, Manila 1 luglio 1605” In: Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 14, pp. 53-63)

(AGI: “Carta de Juan de Esquivel al Rey,llegada a Filipinas, 06-07-1605” Patronato,47,R.1)

8 (Doc.Mal. III p. 51 Doc. n°11) (Colin-Pastells “Labor Evangelica” vol. III pp. 17-19)

9 (Doc.Mal. III p. 49 Doc. n°10) (Colin-Pastells “Labor Evangelica” vol. III pp. 20-22) (AGI: “Carta de Acuña sobre toma de Tidore por los holandeses, 06-01-1606” Filipinas,7,R.1,N.29)

10 (Doc.Mal. III p. 53 Doc. n°12)

11 (Doc.Mal III p. 2 Doc. n°1), (“Lettera di Acuña al Re, 8 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxvii-ccxix), (“Lettera di Juan de Esquivel al Re, 9 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxvii) (AGI: “Carta de Juan de Esquivel al Rey llegada a islas Molucas. Terrenate, 09-04-1606” Patronato,47,R.2). Mentre erroneamente, la data di partenza è il 15 gennaio secondo: (Argensola p. 322) e (Pérez p.682)

12 36 imbarcazioni secondo: (Doc.Mal. III p. 15 Doc. n°3)

13 Secondo quanto riferito da frate Diego Aduarte nella sua “Historia…” i domenicani che presero parte alla spedizione erano frate Andres de Santo Domingo e un religoso laico. (Aduarte, Diego “Historia de la Provincia del Sancto Rosario” In: Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 31, p. 247)

14 Gli agostiniani erano: frate Roque de Barrionuevo, frate Juan de Tapia e il frate laico Antonio Flores. A frate Roque de Barrionuevo, venne affidato il compito di fondare un monastero agostiniano a Ternate, egli fu anche nominato priore di Ternate, carica che ricoprì fino al 1608. (Wessels “De Augustijnen in de Molukken” pp. 55-56)

15 (Francisco de Romanico era “general” di una di queste galere (AGI: “Informaciones Fernando Centeno Maldonado, 1615” Filipinas,60,N.18))

16 (Doc.Mal III pp. 2-3 Doc. n°1)

17 (AGI: “Carta de Juan de Esquivel al Rey llegada a islas Molucas. Terrenate, 09-04-1606” Patronato,47,R.2)

18 (“Relación de la Contaduría de la dicha armada, fecha en Ilo-Ilo a 12 de enero de 1606”)

19 (“Relación de la Contaduría de la dicha armada, fecha en Ilo-Ilo a 12 de enero de 1606”)

20 (AGI: “Informaciones Lucas de Vergara Gaviria, 1611” Filipinas,60,N.12)

21 Vedi: (AGI: “Parecer de la Audiencia sobre Esteban de Alcazar, 07-08-1615” Filipinas,20,R.9,N.57) (AGI: “Confirmación de encomienda de Hagonoy, etc. Esteban de Alcazar. Manila, 21-10-1616” Filipinas,47,N.5 ) (AGI: “Meritos Esteban de Alcázar, 1623-07-19” Indiferente,161,N.81))

22 (Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxliii-ccxlv “Relación de la Contaduría de la dicha armada, fecha en Ilo-Ilo a 12 de enero de 1606”)

23 (“Lettera di Juan de Esquivel al Re, 9 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxvii) (“Lettera di Acuña al Re, 8 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxvii-ccxix) (AGI: “Informaciones Lucas de Vergara Gaviria, 1611” Filipinas,60,N.12 in modo particolare la testimonianza del frate agostiniano Antono Flores) (AGI: “Carta de Juan de Esquivel al Rey llegada a islas Molucas. Terrenate, 09-04-1606” Patronato,47,R.2).

24 (“Lettera di Acuña al Re, 8 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxvii-ccxix), (Montero y Vidal p. 151) e anche (Turbolent times p. 132), secondo Diego Aduarte erano due gli olandesi trovati nella fattoria di Tidore (Aduarte, Diego “Historia de la Provincia del Sancto Rosario” In: Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 31, p. 249).

25 (Jácome Jolián nella versione dello stesso interrogatorio data da Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxx)

26 (Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxix)

27 (o Postre nella versione dello stesso interrogatorio data da Pastells (“Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxx)

28 (Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxix)

29 Il nome del comandante della flotta olandese è Cornieles Bastian

30 (“The Dutch factory at Tidore” In: Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 14, pp. 112-118) (Vedi anche la versione dello stesso documento data da Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxx-ccxxi))

31 (Aduarte, Diego “Historia de la Provincia del Sancto Rosario” In: Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 31, p. 249)

32 (Prado “The discovery of Australia” p. 7)

33 (“The Dutch factory at Tidore” In: Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 14, p. 114)

34 (AGI: “Parecer de la Audiencia sobre Pedro de Heredia, 20-07-1612” Filipinas,20,R.6,N.50) (AGI: “Meritos Pedro de Heredia, 22-09-1628” Indiferente,111,N.78)

35 (Pérez p. 683)

36 (“Lettera di Acuña al Re, 8 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxvii-ccxix)

37 (“Lettera di Juan de Esquivel al Re, 9 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxvii) (AGI: “Carta de Juan de Esquivel al Rey llegada a islas Molucas. Terrenate, 09-04-1606” Patronato,47,R.2)

38 (AGI: “Parecer de la Audiencia sobre Pedro de Heredia, 20-07-1612” Filipinas,20,R.6,N.50)

39 5 compagnie componevano l’avanguardia secondo le testimonianze di Esquivel e Azqueta in: (AGI “Confirmación de encomienda de Laglag, etc Pedro de Hermua, 13-07-1619” Filipinas,47,N.28”)

40 (AGI: “Informaciones Lucas de Vergara Gaviria, 1611” Filipinas,60,N.12)

41 (AGI “Confirmación de encomienda de Laglag, etc Pedro de Hermua, 13-07-1619” Filipinas,47,N.28”)

42 Questo secondo Argensola, mentre secondo la testimonianza del governatore Acuña, i primi spagnoli che entrarono nelle fortezza furono i capitani spagnoli Juan Guerra de Cervantes e Cristóbal de Villagra. (Colin-Pastells III, pp. 46-47 citato in: Doc.Mal. III p. 88)

43 (“Relación de méritos y servicios del Capitán Juan de Cubas” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxxv)

44 Per la narrazione della battaglia sono fonti utili: (Argensola pp. 326-329) (“Lettera di Acuña al Re, 8 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxxi-ccxxiv) (“Lettera di Esquivel al Re” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxxiv-ccxxv) (Colin-Pastells “Labor Evangelica” vol. III p. 320 nota n°1)

45 Vedi la testimonianza dell’agostiniano Fra Rroque de Barrio Nuebo in: (AGI: “Informaciones Lucas de Vergara Gaviria, 1611” Filipinas,60,N.12))

46 (Doc.Mal. III p. 11 Doc. n°2)

47 (“Lettera di Acuña al Re, 8 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxxiii) (“Lettera di Esquivel al Re” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxxiv-ccxxv)

48 (Doc.Mal. III p. 88-89 Doc. n°24)

49 (Argensola pp. 332)

50 (Boxer-Vasconcelos “André Furtado de Mendonça” p. 66)

51 (Argensola p. 329) e anche (“Lettera di Acuña al Re, 8 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxxiii) mentre in Doc.Mal. III p. 8 Doc. n°1: “40 peças de colher”, più di 20 “falcões” e un grande numero di “berços”.

52 (Doc.Mal. III p. 8 Doc. n°1) (Per una lista dettagliata dell’artiglieria trovata a Ternate vedi: Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxxvii-ccxxviii)

53 (Per i miracoli attribuiti alla Madonna in questa battaglia vedi: Aduarte, Diego “Historia de la Provincia del Sancto Rosario” In: Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 31, pp. 251-252)

54 (Montero y Vidal p. 151) (“Lettera di Acuña al Re, 8 aprile 1606” in Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxix) (Doc.Mal. III pp. 7-10 Doc. n°1)

55 Fonte Christopher Buyers “Royal Arch”

56 (AGI: “Informaciones Lucas de Vergara Gaviria, 1611” Filipinas,60,N.12)

57 (Doc.Mal. III p. 338 Doc. n°91 & nota 1) (Aduarte, Diego “Historia de la Provincia del Sancto Rosario” In: Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 31, p. 251) (“Información de Azcueta, 1609” in: Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, pp. ccxxx-ccxxxi)

58 Vedi: Doc. 7027dell’Archivio de Indias di Siviglia “Capitulaciones que por disposición del general de esta armada Don Pedro de Acuña hicieron con el rey de Terrenate el General Juan Juárez Gallinato y el capitán Cristóbal de Villagra. Fortaleza de Terrenate, 10 de abril [1606]” . 1-2-1/14, r.o 5 (fs. 109)

59 Vedi: Doc. 7028 dell’Archivio de Indias di Siviglia “Posesión que en nombre de S. M. tomó el general Juan Juárez Gallinato de Terrenate, su fortaleza y otros pueblos sus anexos, cuya posesión tomó con todas las solemnidades en el pueblo de Tacame, por disposición del general de esta armada Don Pedro de Acuña. 13 de abril [1606]” . 1-2-1/14, r.o 7. (fs. 109)

60 (Argensola pp. 337-342) (Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxxvii)

61 (Doc.Mal. III pp. 117 Doc. n°35) (AGI: “Carta de Ruy Pereira Sangage al Rey de España, 2-05-1606” Patronato,47,R.16)

62 (Argensola pp. 342-343)

63 (Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxxviii) (AGI: “Carta de Ruy Pereira Sangage al Rey de España, 2-05-1606” Patronato,47,R.16. In questo documento è presente anche la carta firmata da Acuña che concede al Sangage il possesso dell’isola di Gane, datata: “Parecer de don Pedro de Acuña sobre la conducta y persona de Ruy Pereira Sangage, Terrenate, 2-05-1606”)

64 (Montero y Vidal p. 151) e anche (Turbolent times p. 132)

65 (Doc. Mal. III p. 218 Doc. n°59) (Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxxviii)

66 (Argensola p. 329)

67 (Doc.Mal. III p. 12 Doc. n°2)

68 (Doc. Mal. III p. 218-219 Doc. n°59)

69 (Doc.Mal. III p. 23 Doc. n°3)

70 (Doc.Mal. III pp. 8-9 Doc. n°1)

71 (Doc.Mal. III p. 23 Doc. n°3) (Per quanto riguarda Juan de Tapia vedi anche: Fr. Juan de Medina “History of the Agustinian order in the Filipinas Islands” 1630 (pubblicato: 1893, Manila) In: Blair vol. 24, p. 109; dove il frate viene descritto come essere non solo un ottimo frate ma anche un valoroso soldato) (Per il fratello laico Antonio Flores, vedi Argensola pp. 299-300 e Wessels “De augustijnen in de Molukken” p. 56)

72 I Mardicas (in portoghese, mardicas; in olandese, Mardijker) erano una comunità formata da nativi e sanguemisti portoghesi. Parlavano una lingua creola di origine portoghese. (Blair, E. H. e Robertson, J. A. “The Philippine Islands, 1493-1898” vol. 24 p. 41 nota 10)

73 (Argensola p. 343)

74 (Doc.Mal. III p. 23 Doc. n°3 & p. 27 Doc. n°4)

75 (Doc.Mal. III pp. 2-7 Doc. n°1) Furono deportati a Manila i seguenti dignitari: il Sultano di ternate, Cachil Sultan Zaide Burey; il figlio del sultano e suo erede, Cachil Sulamp; Cachil Tulo; il figlio del Cachil Tulo, Cachil Cidase (?); Cachil Amura cugino del sultano; Cachil Ale; Cachil Naya; Cachil Colanbaboa; Cachil de Rebas; Cachil Pamuia; Cachil Babada; Cachil Barcat; Cachil Suguir; Cachil Gugugu; Cachil Bulefe; il Sangage di Bachan, Bulila; Cachil Maleyto; il Sangage di Maquien; il Sangage di Lacomaconora; oltre ad altri due Cachis che erano considerati come sacerdoti e a tre servi. (AGI: “Capitulaciones con el rey de Terrenate, 1606” Patronato,47,R.11)

76 (Pastells “Historia general de Filippines” tomo V, p. ccxxviii)

77 (Argensola p. 344)

78 (Doc.Mal. III p. 5*)

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Marco Ramerini

I am passionate about history, especially the history of geographical explorations and colonialism.